Il nuovo accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea, annunciato ieri dopo l’intesa tra Donald Trump e Ursula von der Leyen, scuote anche il tessuto economico della provincia di Rimini. In particolare, a sollevare forti preoccupazioni è l’impatto che l’aumento dei dazi potrebbe avere sul comparto agroalimentare locale, un settore che da solo rappresenta 95 milioni di euro di esportazioni annue verso il mercato americano.

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A denunciare i rischi è il sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, che invita a non cedere al catastrofismo, ma al tempo stesso non nasconde l’urgenza di affrontare la questione con misure straordinarie. Pur confidando nella forza e nella qualità di prodotti come vino, olio, formaggi e nel settore tessile – realtà trainanti del Made in Italy riminese – il primo cittadino rileva come l’incertezza sulle nuove tariffe stia già generando apprensione tra cantine, frantoi e imprese locali.
La cifra che preoccupa maggiormente è quel “15 per cento” indicato come nuovo balzello doganale previsto dall’accordo USA-UE. Per il vino e i liquori, secondo Sadegholvaad, i dettagli delle tariffe restano vaghi e, per il tessile, il rischio è che l’aggravio si aggiunga alle attuali imposte che già oscillano tra il 4 e il 26 per cento a seconda delle categorie merceologiche.
Il sindaco riminese richiama così istituzioni nazionali ed europee a un’azione immediata e concreta. Serve, a suo giudizio, un piano straordinario di supporto per tutelare le imprese italiane penalizzate da questa stretta commerciale, soprattutto in un momento in cui l’economia interna è ancora provata da crisi e stagnazione dei consumi.
Un appello accorato, quello di Sadegholvaad, che punta a difendere un’economia territoriale fondata sulla qualità e sulla vocazione all’export, e che ora rischia di essere gravemente compromessa da uno scenario internazionale sempre più instabile.