Rimini. Incidente mortale. Khalid protetto da silenzi e lacrime: “Dove sono i miei figli?”

rimini sud incidenteKHALID ha gli occhi aperti e abbozza un sorriso quando gli amici e i parenti gli dicono che i figli e la moglie sono ancora vivi. Ma Khalid non sa. Gli amici e i parenti radunati attorno al suo capezzale, nel reparto di medicina d’urgenza dell’ospedale Bufalini di Cesena, hanno la consegna del silenzio. Khalid non sa e non deve sapere – ci dice suo fratello – che la giovane moglie è morta, la stessa tragica fine toccata al più piccolo dei suoi figli, e che un altro, di appena due anni, sta lottando per la vita. «Portatemi i miei figli – sussurra Khalid Hussain Jovinda, l’uomo sopravvissuto alla tragedia di Natale sull’A14 –, portatemi i miei figli». Le sue labbra sono screpolate e ogni movimento dei muscoli facciali provoca una fitta.
LE SUE CONDIZIONI, dopo il terrificante incidente della mattina di Natale in autostrada sono gravi ma l’uomo non è in pericolo di vita. «È un sopravvissuto – ci dice il fratello Mohammed Jovinda – che ora dovrà anche sopravvivere alla tragedia. Prima si deve rimettere, poi poco a poco gli diremo la verità». La verità di una mattina di Natale trasfigurata in qualcosa di troppo grande per stare dentro alla parola ‘tragedia’. La verità è che la sua famiglia è stata sterminata in un incidente stradale dalla dinamica ancora in parte da chiarire, tanto che ieri mattina in ospedale c’era il legale convocato al capezzale dai parenti di Khalid.
IL GIORNO di Santo Stefano il reparto di medicina d’urgenza è un via vai silenzioso di parenti in visita nel giorno di festa. Tra questi spuntano donne pakistane con scialli colorati e un trucco orientale sciolto qua e là dalle lacrime. Gli amici e i parenti si affacciano alla stanza e alla vista di Khalid le mani frugano nelle tasche in cerca di un fazzoletto per asciugare gli occhi.
IL VISO tumefatto del 38enne pakistano, i tubi alle narici e l’alone di tragedia che circonda un uomo al quale, prima o poi, qualcuno dovrà dire la verità. Tutta la verità. Dal lenzuolo Khalid muove una mano, come a chiedere attenzione. «Mi portate i miei figli se stanno bene?», chiede sottovoce. Il fratello Mohammed lo guarda con dolcezza e gli amici attorno al capezzale non sanno cosa dire perché non si può dire nulla. «Adesso riposa, Khalid – dice Mohammed – adesso riposa fratello». Il sopravvissuto chiude gli occhi e dalla sua bocca escono in formato di sussurri i nomi dei suoi bambini. Uno non c’è più, l’altro sta lottando per regalare a suo padre un motivo per sopravvivere negli anni a venire. In Italia, a migliaia di chilometri da casa.

Resto del Carlino