IN cattedra senza stipendio. Sono circa 400, denuncia la Cgil, i docenti e personale Ata che non hanno visto ancora un euro da quando è iniziato l’anno didattico. «Il governo non paga. E’ questa la buona scuola?», incalza Roberto Barbieri segretario della Flc Cgil di Rimini. Anche negli anni passati per il personale non di ruolo che vive di supplenze, e il personale Ata tra collaboratori e amministrativi, i primi pagamenti erano arrivati in ritardo. «Ma – prosegue Barbieri – si trattava del mese di settembre che poi veniva regolarizzato con la busta paga di ottobre. Il problema è che quest’anno le mensilità non si sono ancora viste. E’ saltato ottobre e molto probabilmente salterà anche novembre perché da Roma pare che la programmazione del Mef, il ministero Economia e finanza, ponga più di un problema alla liquidazione degli stipendi per queste fasce».
Per insegnanti, collaboratori e amministrativi, la situazione comincia a farsi pesante.
«Ho ricevuto molte telefonate di protesta e tra queste c’è chi non sa come fare a tirare avanti. Dobbiamo pensare che tra queste persone vi è anche chi viene da fuori città, senza avere conoscenti in grado di aiutarli. La situazione per tanti comincia a farsi difficile».
La soluzione potrebbe essere il pagamento diretto delle supplenze. «Ed è la soluzione che in questi anni la Flc Cgil ha cercato di imporre al ministero dell’Economia e delle finanze il pagamento diretto delle supplenze, liberando le scuole dalla necessità di fare i calcoli di quanto dovuto, e senza che poi dovessero attendere il finanziamento specifico». Ad oggi il sistema adottato è ben differente. «Inoltre s’impone un’ulteriore riflessione sul fatto che nella previsione della nuova finanziaria 2016, i 60 milioni di euro giacenti dagli anni passati nei bilanci delle scuole per la liquidazione delle supplenze brevi, dovranno essere versati dalle stesse all’erario, invece di destinarli direttamente a ristorare questo capitolo di spesa che risulta sempre carente. Il governo continua a far cassa con le risorse destinate alla scuola». Se la situazione non dovesse sbloccarsi, «interverremo con denunce pubbliche, diffide e decreti ingiuntivi. E’ inaccettabile bloccare la corresponsione di quanto dovuto a fronte di un lavoro da tempo prestato».
Resto del Carlino