«I MAGISTRATI? Autoreferenziali, credono di essere chissà chi». Alla faccia dell’autocritica, anche se Stefano Celli, sostituto procuratore riminese, 50 anni, tre figli, sulle ferie della discordia proprio non ci sta. «Andate a chiedere agli avvocati perchè d’estate le udienze vengono sospese».
Dà la colpa a loro? Qui scoppia un pandemonio.
«Tiriamo a capirci. Non siamo gli unici che hanno quel numero di ferie, ma forse la gente non sa che i primi 15 giorni sono per definire ‘gli affari correnti’. E’ il tempo che serve per scrivere le motivazioni delle sentenze che ho fatto prima di andare in ferie. Noi non abbiamo riposi compensativi, chi è di turno 24 ore su 24 fa il ‘dritto’. Non che è che sono stato a casa il giorno dopo perchè la notte l’avevo passata a perquisire l’appartamento di Dritan (il duplice omicida del lago Azzurro, ndr). E quando c’è il doppio festivo i cristiani stanno a casa, noi no. Ci sono cose che vanno fatte entro 48 ore».
Ma il Tribunale ‘chiude’ un mese e mezzo.
«C’è una confusione voluta tra ferie del magistrato e sospensione dei termini (dal 1° agosto al 15 settembre, ndr), quelle sono le ferie degli avvocati, non dei magistrati.
Se riduciamo le ferie dei magistrati serve?
Non lo so, lo dica lei. E chieda anche agli avvocati se sono disposti a ridurre il periodo estivo. Insomma, la ‘legge della sospensione’ nell’ambiente è nata come ‘sospensione per ferie avvocati’.
Lei arma la lite.
«No. A noi non frega niente se riducono lo spazio feriale. Noi non ci rimettiamo, e che la colpa sia nostra è una mistificazione».
La gente ce l’ha con voi, è convinta che abbiate troppo potere.
«Noi siamo un potere dello Stato, ma dimenticate sempre che siamo un potere spezzettato. Non c’è un grande vecchio».
«Fate aspettare ore i testimoni».
«E’ vero, hanno completamente ragione loro, ma ci stiamo lavorando, non è così facile come sembra».
Lei quanto lavora?
«Per 4-5 giorni la settimana 9 ore e mezza, un altro 6 ore e mezza e il sabato 4».
Lei è nella media?
«Sono nella media».
Chi sono i magistrati?
«Nè meglio nè peggio degli altri. Ci sono quelli che fanno il loro e non un rigo di più. Ci sono i lavativi e anche i delinquenti. E c’è chi lavora il doppio. Di colleghi che si sono suicidati per lo stress ne conosco almeno tre. Ma c’è da dire che in Italia le regole non piacciono a nessuno, e noi siamo quelli che le applicano. Chi ci sostiene lo fa quando pestiamo i piedi agli altri, se i piedi sono i loro, non gli piacciamo più».
E a Rimini quanto si lavora?
«Sinceramente? Moltissimo, e siamo anche molto veloci».
La prescrizione?
«Premia sempre chi ha torto».
Se un magistrato fa uno sbaglio marchiano deve pagare?
«Sì».
In provincia su cosa vorrebbe mettere le mani?
«Sull’urbanistica. Su come costruire una città. Si fanno tante porcherie, ma non tutte sono reato».
Il Resto del Carlino