Quando sono partiti quasi 10 anni fa dal paesino vicino Valona dove sono nati, volevano far soldi grossi in Italia mantenendo la facciata da operai. E quindi facendosi forza sui legami di sangue, sono diventati un clan del narcotraffico internazionale.
I 4 fratelli Lamaj da una parte, i due fratelli Ahmetaj dall’altra, un cugino di questi e altri due connazionali Bukurosh Keshilli e Virjon Imeraj, sono il nucleo dell’organizzazione che non ha mai tagliato i ponti col Paese delle Aquile. Il capo, quello vero è rimasto in Albania dove ieri è finito in manette.
Sarebbe un certo Sokol Burhamaj, arrestato con un ufficiale della polizia albanese Vladimir Zanaj. I fratelli Lamaj, guidati da Vilson, il pilota dell’ultraleggero, di facciata lavoravano tutti nell’edilizia. Muratori e trasporto di materiale con l camion. Solo Artjon, il fratello di mezzo, aveva scelto di fare il meccanico in un’officina tra San Mauro Pascoli e Savignano.
Sposato con una ragazza da poco maggiorenne e padre di un figlio di qualche mese, è Artjon ad avere probabilmente le capacità di assemblare l’aereo usato dal fratello Vilson per fare la spola tra l’Italia e le piantagioni albanesi.
La loro storia, come quella di molti, ruota intorno ai legami di sangue, tanto che parte degli affari, come il recupero delle somme non pagate vengono affidati ai fratelli Ahmetaj e al cugino. Mantenendo sempre un profilo rispettabile, mandando i figli a scuola, facendo la spesa agli ipermercati, gli uomini più adulti della famiglia a mano a mano che c’era spazio e lavoro hanno fatto arrivare i fratelli minori, magari all’inizio con visto turistico per poi pensare al formale ricongiungimento familiare.
Quando sono stati ammanettati almeno quelli più anziani del clan, lavoravano come operai. Uno è stato fermato mentre stava finendo di imbiancare una parete, un altro mentre scendeva dal camioncino della ditta. I più giovani, teste calde, arrivati solo da pochi mesi in Italia e con visto turistico, invece sono stati fermati chi in giro dalla fidanzata a Bologna, chi con due prostitute in auto a Portoverde. (…) Il Resto del Carlino