A parlare è il trapiantato, quello vero, sopravvissuto alla festa dei diciotto anni in discoteca.
Cosa senti di dire ai tuoi coetanei che fanno uso di droga?
“Devi sbatterci la testa e sperare che vada tutto bene com’è successo a me, ma non ho messaggi da lanciare a chi continua a farsi in discoteca: quelli, delle mie parole non sanno cosa farsene, da una parte gli entrano dall’altra gli escono. Lo so per certo perchè anche io prima ero come loro”.
A parlare è il ragazzo che nel novembre 2011, per aver assunto ecstasy al Cocoricò ha rischiato di morire: è salvo per miracolo grazie ad un tempestivo trapianto di fegato eseguito al Sant’Orsola di Bologna
Ricordi quella serata?
” Era la festa dei miei diciotto, ma io quella notte l’ho cancellata! Ho chiuso con la droga, con le amicizie sbagliate, ma la mia esperienza non posso trasmetterla perchè chi vi è dentro non l’ascolta. E’ per quello che anche se alcune associazioni me lo chiedono io non vado a parlare con i ragazzi.”.
Cos’hai provato quando hai sentito al tg della tragedia di Lamberto?
“Mi è dispiaciuto, non sono di certo rimasto indifferente. Non ci pensavo che quello che è successo a me sarebbe potuto capitare ad altri e in confronto a lui io sono quello che ha avuto “culo”. Sai quante volte mi sono dato del pirla? Anche quattro anni fà sapevo a cosa potevo andare incontro ma l’ho fatto lo stesso. Invece non si dovrebbe commettere uno sbaglio così grosso. L’unica cosa che posso dire ai ragazzi è di lasciar perdere la droga e concentrarsi sulle ragazze che non c’è confronto. Da allora ho chiuso con tutto, droga, amicizie sbagliate, ma non con la discoteca. No non mai dato la colpa al Coccoricò, la colpa è stata mia.
Com’è cambiata la tua vita ora?
“Sono stato assolto dal Tribunale dei minori. Grazie al perdono giudiziale. Sono a posto da ogni punto di vista, ho un lavoro e faccio progetti per il futuro. Devo convivere con i postumi di quanto accaduto. Masai una cosa curiosa? Per via del mio fegato non posso bere un goccio d’alcol e così quando esco con gli amici sono io che guido la macchina. Ne sorrido ma, se penso a Lamberto… mi sento un sopravvissuto.”
Sara Ferranti