«QUELLA SERA ero andata a cercare del ‘fumo’, non l’ho mai detto prima perchè mi vergognava e avevo paura». Sono le nuove dichiarazioni rilasciate agli investigatori della Squadra mobile dalla turista brianzola violentata sulla spiaggia di Rimini la notte tra il 15 e il 16 agosto, e che ha riconosciuto in Seck Massow, un senegalese, il suo aggressore.
Un secondo interrogatorio, quello della vittima, resosi necessario dopo le dichiarazioni fatte dai due amici che quella sera erano con lei e che in alcune parti non coinciderebbero per nulla con quanto sostiene la giovane. Secondo il racconto fatto dai ragazzi agli inquirenti, i tre volevano farsi una ‘canna’, ed erano scesi in spiaggia per cercare qualche venditore di ‘fumo’. Nessuno di loro però aveva soldi per comprarla e, sempre secondo la versione dei due giovani, la 27enne avrebbe risposto che ci avrebbe pensato lei. Quindi l’avrebbero vista allontanarsi di qualche metro per parlare con un ragazzo con le treccine. Non avevano sentito quello che si erano detti, ma da quel momento l’avevano persa di vista.
UN racconto che si discostava da quanto sostenuto dalla vittima, di qui la decisione di risentire la ragazza. Questa avrebbe quindi ammesso di avere cercato di comprare dell’hahsish, e non l’aveva detto prima solo per vergogna e per non dare un dolore a sua madre. Ma avrebbe anche aggiunto di avere effettivamente perso gli amici con cui era arrivata, e di essersi addentrata verso la spiaggia con altri due ragazzi. Ed è stato lì che avrebbe incontrato di nuovo il senegalese. Per il resto la sua versione è rimasta immutata. Viste le inconcruenze con la versione dei due amici, ora non è escluso che la ragazza venga sentita direttamente dal magistrato che si sta occupando delle indagini.
SECK Massow, difeso dall’avvocato Mauro Crociati, continua però a giurare di non averla toccata. Lei gli aveva chiesto del ‘fumo’ ma lui aveva risposto che non ne aveva. Poi si erano fermati un po’ a chiacchierare e, sostiene il senegalese, era stata la giovane a chiedergli il cellulare per annotargli in rubrica il suo numero di telefono. E non, come sostiene invece lei, che le aveva preso il numero del telefonino con la forza. Poi, dice il ragazzo, l’aveva riaccompagnata alla fermata del pullman, e da quel momento non l’aveva più vista nè sentita. Tra loro non c’è mai stato sesso, nè con la forza, nè consenziente. Intanto Massow è stato trasferito dal carcere di Rimini a quello di Modena.
Fonte: RESTO DEL CARLINO