Assemblea di insediamento per il Partito Democratico di Rimini, con nomina immediata della nuova Direzione e di Cristina Ferri presidente ed Emanuele Zangoli tesoriere. La nuova segretaria provinciale Giulia Corazzi: “Partecipazione attiva, centralità dei Circoli con la nascita di un nuovo Circolo trasversale su tutta la provincia aperto a tutti, lavoro di rete e connessione dei territori le fondamenta per portare avanti i nostri temi e le nostre battaglie contro il Governo degli slogan e dei decreti”
Con l’assemblea di insediamento che ha convalidato i risultati del Congresso, lunedì sera è iniziato ufficialmente il nuovo corso del Partito Democratico di Rimini. Conclusa dopo oltre sei anni l’esperienza da segretario di Filippo Sacchetti, il ruolo di guida della Segreteria Provinciale è stato affidato a Giulia Corazzi, che avrà al suo fianco nel ruolo di vice Christian D’Andrea. Sono stati inoltre nominati presidente dell’Assemblea e della Direzione Cristina Ferri e tesoriere Emanuele Zangoli.
“Oggi inizia un nuovo percorso, lo facciamo insieme con i piedi ben saldi nel presente e con lo sguardo rivolto verso il futuro” ha esordito Corazzi nel suo primo intervento. Rivolgendo innanzitutto un pensiero a tre figure molto importanti del Partito Democratico scomparse di recente quali Dilvo Polidori, Gildo Cosmi e Massimo Paganelli, per poi tracciare la linea e chiedere all’assemblea di procedere immediatamente alla composizione della nuova Direzione “per essere operativi fin da subito”.
“Le fondamenta del nostro lavoro dovranno essere una partecipazione attiva, vera e vicina alle persone rilanciando anche le Feste dell’Unità e la centralità dei Circoli, con percorsi programmatici e di formazione aperti a tutte e tutti. Per questa ragione daremo vita anche a un nuovo Circolo Tematico Trasversale in tutta la Provincia a cui tutti potranno partecipare” ha annunciato la neo segretaria, ponendo quindi l’obiettivo di “ripartire dai Comuni in cui non governiamo e da quelli più limitrofi per un vero lavoro di rete e di connessione tra i territori in previsione anche delle imminenti scadenze elettorali: fra due anni saranno diversi quelli alle urne e vogliamo confermarci e riconquistarne”.
Per poi evidenziare le priorità: “Il diritto alla casa, la sanità pubblica, la mobilità sostenibile, la rigenerazione urbana, la cultura come strumento di coesione e crescita, un lavoro sicuro, l’educazione come fondamento della cittadinanza, la sicurezza della nostre città: questi sono temi che dobbiamo mettere al centro di un profondo e vero lavoro di rete e di condivisione su tutti i livelli provinciali per fare proposte con cui poi incidere significativamente insieme. È su questi temi, infatti, che si misura la qualità e la credibilità della nostra proposta politica”.
Inizio ringraziandovi uno ad uno per essere qui stasera. Perché quando ci chiediamo il senso di stare in un partito o nel nostro partito penso che la risposta dobbiamo trovarla in momenti come questi. Qui davanti a me c’è una comunità che sceglie ogni giorno di esserci e che oggi sceglie con responsabilità e orgoglio di intraprendere un nuovo cammino. Lo fa unendosi, incontrandosi e confrontandosi forti sui valori che ci legano. E questo lo dobbiamo anche a persone che hanno passato la loro vita costruendo la comunità che oggi ereditiamo, lavorando con coraggio e dedizione nelle loro città e credendo in un partito che mettesse al centro le persone e i loro bisogni. Oggi noi ripartiamo da loro e per loro. Vorrei con un grande applauso ricordare Dilvo Polidori, Massimo Paganelli e Gildo Cosmi, con la speranza di ritrovare nel loro esempio e nella loro determinazione la forza per costruire un nuovo corso per il nostro partito. Grazie.
Oggi inizia un nuovo percorso, lo facciamo insieme con i piedi ben saldi nel presente e con lo sguardo rivolto verso il futuro.
Un presente che ci pone di fronte a uno scenario preoccupante: il mondo intorno a noi è attraversato da conflitti sempre più gravi e l’Europa stessa, che per decenni ha rappresentato un argine contro la guerra, si trova oggi a fare i conti con un ritorno tragico alla logica della forza e del riarmo.
La guerra in Ucraina prosegue senza prospettive credibili di soluzione, mentre nel Medio Oriente esplodono tensioni che rischiano di degenerare. In Palestina assistiamo a una catastrofe umanitaria inaccettabile, con un altissimo numero di vittime civili, la distruzione sistematica di territori insieme alla chiusura degli aiuti umanitari. Per questo dobbiamo lavorare tutti per costruire un’Europa che sia una vera unione politica e sociale, non solo economica. Un’Europa che investa nella giustizia sociale, nella transizione ecologica, nella difesa comune, ma anche, soprattutto, nella costruzione di una cultura della pace. Di fronte alla grande incertezza politica dell’Europa, vediamo avanzare ovunque forze autoritarie. Il ritorno di Donald Trump negli Stati Uniti, con la sua retorica violenta e nazionalista, non è solo un problema americano: si inserisce in un quadro più ampio. Basti pensare a Orban, a Le Pen, a Meloni. Non sono episodi isolati. È un disegno preciso, che mette in discussione i valori fondanti della democrazia.
Il governo Meloni sta costruendo un modello di potere che si fonda sulla compressione degli spazi democratici, sull’uso sistematico dei decreti legge per scavalcare il Parlamento, svuotandolo del suo ruolo costituzionale come abbiamo visto con l’ultimo Decreto Sicurezza. Una forma di accentramento che non è solo tecnica, ma profondamente politica: si governa a colpi di propaganda, senza confronto, senza trasparenza, senza rispetto per le istituzioni.
Nel frattempo, i tagli alla sanità pubblica stanno producendo un’emergenza silenziosa che colpisce i più fragili corrodendo dal basso un sistema già in difficoltà con l’obiettivo di smantellare la sanità pubblica per una privata dove solo chi avrà i soldi potrà avere accesso alle cure.
Allo stesso modo, si riducono le risorse per le politiche a favore delle donne, per i centri antiviolenza, per la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, per l’autonomia femminile perché ha detto bene la nostra segretaria c’è una bella differenza tra una leader femminile e una leader femminista.
Si colpiscono poi i diritti dei lavoratori, si criminalizzano le proteste sindacali e dei lavoratori come è successo a Bologna: un fatto vergognoso che lede i diritti su cui è fondato il nostro Stato attaccando sempre la libertà di chi fa sentire la propria voce. Stiamo assistendo a una regressione culturale che punta a svuotare la partecipazione, a isolare i corpi intermedi, a colpevolizzare il dissenso. È un modello che dobbiamo contrastare con forza, senza ambiguità.
Diventa allora fondamentale ritrovare la strada per riportare l’azione del nostro partito al centro dello scenario politico del nostro Paese.
Abbiamo davanti due anni di forte lavoro e preparazione per le scadenze che ci aspettano: tanti Comuni del nostro territorio andranno al voto e ci saranno le elezioni parlamentari.
Dobbiamo sentire la grande responsabilità di ricostruire un partito unito, che non si sorregga su mere divisioni di ruoli, ma su una comunità che si riconosce e che si valorizza nelle sue competenze.
Lo facciamo insieme, e lo faccio con Cristian, una persona attenta e generosa con cui sono sicura riuscirò ad affrontare le sfide che ci aspettano. Lo faremo con Cristina Ferri, che sono molto contenta questa sera di votare come presidente della nostra assemblea e direzione, una combattente, una persona di grande sensibilità e autorevolezza che oggi ci aiuta anche a mandare un messaggio chiaro: ripartiremo dall’entroterra, dai Comuni in cui non amministriamo, dove oggi la destra governa semplificando problemi complessi e colpendo chi è più fragile. A noi spetta il compito opposto: costruire fiducia, alimentare pensiero critico, creare spazi veri di confronto.
Il partito della Provincia di Rimini può ripartire e deve farlo, ringraziando chi ci ha portato fin qui, e stasera credo che da parte di tutti e tutte noi vada anche un profondo ringraziamento a Filippo Sacchetti e a Riziero Santi per il loro lavoro, ma anche ai tanti sindaci e sindache, ai nostri amministratori, ai nostri rappresentanti in regione Roberta, Alice ed Emma e al nostro parlamentare Andrea Gnassi.
Abbiamo bisogno di un Partito Democratico forte, autonomo e radicato. Un partito capace di interpretare il presente e progettare il futuro, che non sia solo pronto per le fasi elettorali, ma torni a essere laboratorio di formazione del pensiero, luogo di partecipazione e di proposta.
Dobbiamo essere un partito che ascolta davvero, che si apre a nuove energie, che coinvolge i giovani, le realtà associative, il mondo della scuola, dell’università del lavoro, dell’impresa.
Dobbiamo tornare a costruire una rete solida tra tutti i territori della nostra provincia, perché solo attraverso un lavoro collettivo e coordinato possiamo affrontare con efficacia le sfide più complesse che ci attendono.
Il diritto alla casa, la sanità pubblica, la mobilità sostenibile, la rigenerazione urbana, la cultura come strumento di coesione e crescita, un lavoro sicuro, l’educazione come fondamento della cittadinanza, la sicurezza della nostre città: questi sono temi che dobbiamo mettere al centro di un profondo e vero lavoro di rete e di condivisione su tutti i livelli provinciali per fare proposte con cui poi incidere significativamente insieme.
È su questi temi, infatti, che si misura la qualità e la credibilità della nostra proposta politica.
Sarà fondamentale affrontare con coraggio anche il tema dello sviluppo del territorio: con una visione condivisa, moderna, sostenibile. Le scelte urbanistiche che faremo oggi, a partire dai nuovi Piani Urbanistici Generali, incideranno sul volto delle nostre città per i prossimi decenni. Dobbiamo aprire un dibattito vero su questo, coinvolgendo i nostri amministratori e i nostri iscritti.
La rigenerazione urbana non è infatti solo una questione tecnica, ma politica. Riguarda l’equità sociale, la giustizia ambientale, la qualità della vita.
E poi c’è il tema cruciale della partecipazione.
I circoli devono tornare a essere luoghi vivi, aperti, capaci di attrarre e formare nuove generazioni politiche. Lo faremo insieme, aiutandoci, mettendo al centro le competenze e le disponibilità di ognuno in grande progetto di partecipazione provinciale che poi ricadrà sui circoli. Unito a una stagione nuova di formazione politica e amministrativa, così da formare non solo amministratori ma cittadini consapevoli che possono svolgete un ruolo di presidio politico sui territori.
Essere un partito radicato significa anche essere fisicamente presenti. Tornare nelle piazze, nei circoli, nei quartieri.
Significa organizzare iniziative pubbliche, incontri, dibattiti, momenti di ascolto anche quando è difficile, anche quando siamo solo noi come spesso ci ripetiamo; e poi occasioni di socialità e comunità come le nostre Feste dell’Unità.
Perché la politica vive anche nel contatto umano, nella capacità di creare spazi dove si respira appartenenza, confronto, solidarietà, dove costruire relazioni e militanza raccogliendo le energie locali e rafforzando la nostra identità collettiva.
Questa è la ragione per cui dobbiamo sognare di tornare a fare le feste anche in forme innovative sui nostri territori Per farlo serve un lavoro di squadra. Serve una rete stabile tra i circoli, tra gli amministratori, tra i militanti. Serve un coordinamento provinciale che non si limiti a gestire ma che promuova, stimoli, supporti. Che metta a disposizione strumenti, idee, visioni.
E noi questo lo proveremo a fare mettendo a disposizione a livello provinciale una nuova struttura organizzativa che dia un vero supporto ai circoli e ai territori nello svolgimento della loro attività politica.
Per essere davvero presenti, però, non basta esserci fisicamente: dobbiamo anche saperci raccontare, comunicare con chiarezza chi siamo, cosa facciamo e soprattutto perché lo facciamo. È per questo che ci doteremo di una struttura organizzativa più solida anche sul piano della comunicazione. Dobbiamo essere più incisivi, più riconoscibili, più capaci di parlare con e dentro la società con una comunicazione unitaria e rispettosa degli organismi e dei percorsi del nostro partito. La Federazione Provinciale dovrà diventare un punto di riferimento anche da questo punto di vista: coordinando non solo la parte organizzativa, ma anche la comunicazione del nostro lavoro, valorizzando le esperienze locali, rendendo visibile l’impegno delle nostre amministratrici e dei nostri amministratori, sostenendo le iniziative dei circoli e dei territori.
Abbiamo davanti un compito grande, ma anche bello: provare insieme a ricostruire un Partito Democratico che torni a essere casa, scuola, luogo di confronto e speranza. Un partito che sappia farsi comunità viva, plurale, solidale.
E proviamo a farlo partendo anche dai giovani, che non sono il futuro, sono il presente, sono il nostro presente e senza di loro non avremo futuro.
Devono trovare nel nostro partito uno spazio sicuro in cui esprimersi, crescere, imparare, ma soprattutto sbagliare. Un luogo dove si sentano ascoltati, non giudicati. Dove possano portare le loro idee, i loro linguaggi, la loro visione del mondo.
Dobbiamo imparare a fidarci delle nuove generazioni, ad affidarci a loro, ad accettare anche che il loro modo di fare politica sia diverso dal nostro.
Questo è il partito dove anche io sono cresciuta, politicamente ma anche umanamente come donna, cittadina e amministratrice, è il luogo dove ho imparato e condiviso tanto con ciascuno di voi, dove ho incontrato persone come Dilvo o come Gildo, che porto sempre con me, persone che hanno alimentato la mia crescita e la mia passione. La stessa che oggi metto a disposizione.
Questo è il patrimonio della nostra comunità.
Per questo oggi vi chiedo di fare questo percorso insieme: non lasciamoci soli, diamo ognuno il nostro contributo per rilanciare la nostra comunità con orgoglio e identità.
La segretaria provinciale
Giulia Corazzi