«Niente archiviazione, servono nuove indagini. La perizia parla chiaro. Ci sono stati ritardi nelle cure e il paziente è morto». Il colpo di scena arriva davanti al giudice per le indagini preliminari, Vinicio Cantarini, durante l’udienza per l’opposizione alla richiesta di archiviazione formulata dalla Procura nei riguardi di sei medici indagati (alcuni dell’ospedale di Novafeltria ed altri di Rimini) per omicidio colposo e lesioni personali. Il giudice ha così respinto la richiesta e rinviato gli atti al pm perchè compia nuove indagini e arrivi a stabilire le responsabilità dei medici che hanno avuto in cura il pensionato di 70 anni.
Una storia che arriva da lontano e che dura da più di cinque anni, da quel 30 aprile 2011, giorno della morte del pensionato. Era giunto in ospedale, a Novafeltria, per una grave flogosi infettiva alle vie urinarie, ma Giorgio Valloni, allora 70enne, non si era più ripreso e nel giro di 48 ore era morto. Ma in quelle terribili e lunghissime quarantotto ore il pensionato era stato sballottato fra gli ospedali di Novafeltria e Rimini per accertamenti diagnostici senza però riuscire a trovare una soluzione ai suoi problemi. Una fine assurda che il figlio della vittima non aveva accettato, sporgendo denuncia contro ignoti per omicidio colposo e lesioni personali. La Procura aveva subito aperto un’inchiesta, sequestrato le cartelle cliniche. Valloni si era presentato a Novafeltria, con febbre elevata e con un’infezione alle vie urinarie il 28 aprile, ma era stato mandato a Rimini per una Tac e un esame cardiologico. Rientrato a Novafeltria a mezzanotte le sue condizioni erano peggiorate e verso le 9,30 di mattina, con la febbre a 40 , era stato trasferito in Rianimazione dove il 30 era deceduto per una stepsi. Il pm aveva chiesto una prima perizia che aveva escluso responsabilità e poi nel luglio scorso aveva depositato la richiesta di archiviazione, alla quale la famiglia della vittima si era opposta. E il gip aveva così disposto una nuova consulenza tecnica, firmata dal dottor Fidelserra. La nuova perizia ha però fatto emergere precise responsabilità: «Ci sono stati ritardi nelle cure che hanno provocato la morte del paziente, gli sono stati somministrati gli antibiotici con 15 ore di ritardo». L’avvocato Franco Barone, legale della famiglia Valloni, preferisce non fare commenti. Adesso toccherà nuovamente al pubblico ministero fare accertamenti e poi stabilire per quali medici chiedere il rinvio a giudizio. Il Resto del Carlino
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