La smart è capovolta ai margini del declivio oltre la carreggiata dell’autostrada. Così ritrovano la vettura gli agenti della Polstrada della sottosezione di Pieveacquedotto, verso mezzanotte e mezza di mercoledì. Muso schiacciato e ridotto a brandelli, parabrezza completamente incrinato; all’interno della Smart, due sagome, immobili. L’una di fianco all’altra. Sono i corpi di Tito Savini, 63 anni, e della moglie Laura Castellani, 62. Lui notissimo albergatore di Bellaria, lei altrettanto conosciuta in riviera.
Entrambi morti. Deceduti sul colpo a seguito di un incidente stradale che s’è verificato sulla corsia sud dell’A14, tra Faenza e Forlì, a cinque chilometri dal casello forlivese. Inutile ogni soccorso per la coppia di Bellaria; medici e infermieri del 118 non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso, dopo che i vigili del fuoco di Forlì avevano estratto i corpi dall’abitacolo del veicolo, fatalmente accartociato dopo lo schianto con una Fiat Tipo guidata da un 51enne della provincia di Venezia, rimasto illeso. A quanto pare sarebbe stato proprio l’uomo a dare l’allarme alla polizia della sottosezione di Forlì, giunta sul posto per i rilievi di legge.
Particolare agghiacciante. A distanza di una trentina di minuti sono transitati in autostrada i due figli della coppia. Che hanno naturalmente visto l’incidente e i soccorritori in azione. Ma non hanno riconosciuto l’automobile dei genitori, finita nella scarpata, quindi hanno proseguito la loro marcia.
Sulla tragedia però resta sospeso l’interrogativo della dinamica, non ancora accertata nei dettagli dagli inquirenti. In base ai riscontri degli agenti e alla testimonianza del 51enne veneto, pare che le due vetture – che procedevano entrambe sulla corsia sud – si siano urtate lateralmente; un impatto, probabilmente anche minimo, che ha però scatenato una diabolica carambola risultata letale alla coppia di Bellaria. Pure la Tipo del 51enne è finita nella scarpata, restando, dopo una serie di giravolte, dritta sulle gomme. Uno sviluppo dei fatti forse non esauriente; ma al momento è l’unico ricostruibile. A quanto riferiscono amici di famiglia di Savini, l’albergatore era un guidatore provetto. Aveva anche conseguito un brevetto di guida sul ghiaccio, nel periodo durante il quale ha avuto un hotel di proprietà a Bormio.
