Rimini. L’autopsia svela il mistero di Maria: «E’ annegata nel Marecchia»

«Asfissia meccanica da annegamento con probabile intento suicidario». L’autopsia, disposta dal sostituto procuratore, Paolo Gengarelli e compiuta martedì pomeriggio dall’anatomopatologo, Donatella Fedeli, sul corpo di Maria Pace, ha svelato il mistero: la cameriera di 42 anni, originaria di Potenza, è morta in seguito ad un’asfissia da annegamento. Domenica mattina la Pace era stata trovata, senza vita, a faccia in giù, in pochi centimetri d’acqua del fiume Marecchia, con addosso solo gli slip e una maglietta. In un primissimo tempo era stata scartata l’ipotesi del suicidio, ma con il trascorrere delle ore, la pista del gesto estremo era diventata sempre più concreta. Maria Pace aveva lasciato la Lucania ed a Rimini aveva cercato di rifarsi una vita. Aveva lavorato come cameriera, ma di recente aveva perso il lavoro e si arrangiava come poteva. Si era stabilita in un residence di San Giuliano mare, ma chi l’aveva vista nelle ultime settimane parla di una donna particolarmente triste. E domenica mattina è uscita dalla sua stanza in maniera poco convenzionale: aveva preso un lenzuolo e si era calata dal primo piano, dal balconcino.
Temeva di essere ripresa dalle telecamere. Sembra che gli inquirenti abbiano ritrovato nella camera del residence, da lei occupata, dei fogli dove la cameriera avrebbe annotato questa sua particolare fobia nei confronti del servizio di videosorveglianza.
«Mi spiano», avrebbe lasciato scritto in uno dei bigliettini scoperti. Maria Pace aveva abbandonato in camera anche le due chiavi elettroniche, uscendo, infatti, dal balcone per ‘sfuggire’ chissà a quale suo fantasma.
Ed in bicicletta, domenica mattina, prima delle sette, era poi arrivata sul greto del fiume. Si è tolta le scarpe ed i pantaloni ed è entrata nel fiume, lasciandosi andare con il volto immerso nell’acqua. E proprio i suoi polmoni, dall’esame autoptico, hanno confermato la presenza di acqua, chiaro segno di annegamento.
Che cosa abbia spinto la 42enne cameriera a entrare nell’acqua gelida di prima mattina, domenica scorsa, questo resta un mistero. L’essersi ritrovata senza lavoro ed incapace anche di pagare l’affitto della stanza del residence dove aveva trovato alloggio, possono aver contribuito a peggiorare la visione della vita quotidiana, portandola alla decisione estrema di farla finita. Potrebbe aver accusato anche un malore, ma gli inquirenti propendono per il suicidio. E’ stato escluso, in maniera categorica, l’intervento di terzi. Intanto il magistrato, titolare dell’inchiesta, ha dato il nulla osta per la sepoltura della sfortunata cameriera. Sono, infatti, arrivati da Potenza i parenti di Maria Pace per riportarla a casa, nel suo ultimo viaggio terreno. Il Resto del Carlino