Rimini. L’indagine sui riminesi: si lavora fino a Ferragosto per le imposte

soldiPRENDIAMO il caso di Marco, un artigiano riminese, titolare di una piccola ditta. Il suo reddito, dopo aver pagato già tutte le varie tasse e imposte sulla sua azienda, è di 24.500 euro lordi l’anno. «Ma quanto resta in realtà a Marco, dopo aver versato anche le tasse sul suo reddito? E quanto impiega a saldare il suo debito col Fisco?». Il risultato della ricerca svolta dalla Fondazione dei commercialisti di Rimini è disarmante. «Al povero Marco, dopo aver pagato le varie imposte dirette e indirette, restano in tasca sì e no 9mila euro… In pratica le tasse, da quelle statali giù giù fino a quelle comunali, gli portano via il 62,7%». E per pagare il suo conto con il Fisco l’artigiano riminese deve lavorare fino al 20 agosto. «In pratica – allarga le braccia Giuseppe Savioli, presidente della Fondazione commercialisti che ha coordinato la ricerca – Marco passa i primi otto mesi dell’anno a lavorare per versare le tasse. Oggi i piccoli imprenditori onesti vanno considerati dei veri eroi…».
CERTO, a Rimini quel ‘vizietto’ chiamato evasione ce l’hanno in molti. «Ed è un fenomeno che va combattuto. E’ giusto perseguire e punire chi non paga le tasse», mettono subito le mani avanti Savioli e Bruno Piccioni, presidente dell’ordine dei commercialisti di Rimini. Ma questo non toglie che «la pressione fiscale, sui lavoratori dipendenti e autonomi, è a livelli mortificanti». Come dimostrano i risultati della ricerca presentata ieri dalla Fondazione, che ha preso in esame tre casi concreti (due lavoratori dipendenti e un artigiano) della provincia di Rimini, calcolando tutte le tasse e le varie imposte che ogni giorno versiamo, allo Stato e agli altri enti, inclusi il canone Rai, il bollo auto, l’Iva, etc…
SI SCOPRE così che Mario, impiegato con casa e auto di proprietà, una moglie che lavora e un figlio che va all’università, con uno stipendio lordo di 24.500 euro lavora fino al 9 luglio per pagare le varie imposte, dirette e indirette. «Il suo stipendio sulla carta è di 1.300 euro netti al mese per 14 mensilità. Ma tra imposte dirette (3.995 euro), indirette (6.382) e contributi a carico, in tasca gli restano 989 euro al mese. Le imposte si portano via il 51,5% del reddito lordo». Va peggio a Giovanni, dipendente con reddito lordo annuo di 56.336 euro, anche lui sposato con un figlio e casa e auto di proprietà. Le imposte dirette gli portano via 16.412 euro, quelle indirette altri 9.107 euro, e per i contributi fanno altri 5.177 euro. «In pratica il reddito mensile netto si riduce a 2.136 euro, e Giovanni lavora 199 giorni, fino al 20 luglio, per pagare le tasse». E’ il piccolo imprenditore il più vessato, come dimostra il caso di Marco: il reddito di 24.500 euro lordi, tolti i 9.893 euro di imposte tra dirette (3.511) e indirette (altri 6.382) e i contributi a carico (5.468 euro) si riduce a soli 9.138 euro. «Marco lavora fino al 20 agosto per saldare le tasse». Che sono tante, oltre a quelle sul reddito: oltre un centinaio, incluse quelle locali. Le imposte comunali gravano, nel caso di Mario, per 553, mentre per Giovanni si sale a 639 euro. E poi ci sono quelle provinciali: altri 166 euro. «Ma il Comune di Rimini ha aliquote nella media – riconosce Savioli – e ha fatto buone politiche in questi anni. Il problema sono tutte le altre imposte».

Resto del Carlino