E’ stato rintracciato in Sveziaed estradato in Italia l’uomo di 39 anni, originario delSudamerica e residente nel Riminese, che nel 2012 ha violentato e messo incinta la figlia 13enne. Si trova attualmente in carcere a Rebibbia dopo due anni di latitanza.
Accortosi della gravidanza, il padre-orco tentò di far abortire la ragazzina che era al secondo mese (aborto che si verificò successivamente). Nel luglio del 2012, la ragazzina, al secondo mese di gravidanza, aborti’ e la Procura di Rimini ordino’ il prelievo del Dna dal feto, per stabilirne la paternità, confrontandolo con quello del padre e del fratellino maggiore, anch’egli minorenne. All’esame del Dna si sottopose pero’ solo il fratello della 13enne mentre il padre, dopo aver svuotato un conto correntepostale, scappo’ all’estero per sottrarsi alla Polizia e alla moglie ignara dell’intera vicenda: la ragazzina, infatti, pare che non abbia mai confermato i rapporti col padre.
Le indagini si concentrano anche sulla clinica privata dove l’uomo portò la 14enne per farla abortire.
Il 15 settembre il sudamericano sarà portato a Rimini e sottoposto al prelievo coatto del dna che poi sara’ confrontato con quello conservato e prelevato dal feto abortito dalla ragazzina.
La segnalazione partita dal personale d’assistenza spiegava come un uomo di origine straniera si fosse presentato al consultorio chiedendo di far abortire la propria figlia non ancora 14enne solo col proprio consenso. Il primo campanello d’allarme per il personale dei consultori era stata l’assenza della madre giustificata dal genitore con fantomatiche carenze psicologiche della donna. Al rifiuto di praticare un aborto su minore senza il consenso di entrambi i genitori, l’uomo aveva risposto scegliendo una struttura privata dalla quale si era poi fatto fare un certificato di avvenuto raschiamento. Il certificato poi l’aveva consegnato al consultorio di Riccione dove la bambina era stata nuovamente sottoposta a ecografia. Tale esame pero’ aveva evidenziato che l’aborto non era avvenuto.
Messo alle strette e gia’ controllato dalla polizia e della Procura della Repubblica, era tornato al consultoriostavolta con la moglie che aveva dato il consenso all’aborto della figlia. Il 31 luglio 2012, la ragazzina, al secondo mese di gravidanza, abortisce e la Procura ordina il prelievo del Dna dal feto per stabilirne la paternita’. Il fratellino si sottopone al test che ne esclude la paternità, il padre invece si dà alla fuga. Il Resto del Carlino