Rimini, morì sul lavoro cadendo da un ponteggio: 20 anni per il risarcimento. Vicenda chiusa con 700mila euro

Dopo due decenni di contese legali, si è finalmente chiusa la lunga battaglia giudiziaria dei familiari di un uomo di 72 anni di Rimini, morto in un incidente sul lavoro nel febbraio 2005. La Corte di Cassazione ha confermato pochi giorni fa il risarcimento di poco superiore a 700mila euro a favore dei parenti, confermando anche la responsabilità del datore di lavoro.

L’incidente si era verificato mentre l’uomo stava pulendo le tapparelle di un residence a Rivabella, incarico affidatogli dal titolare dell’attività. Durante le operazioni, cadde da un ponteggio mobile, un trabattello, precipitando da circa tre metri d’altezza. Nonostante il tempestivo intervento del 118, le gravi ferite, in particolare un trauma cranico, risultarono fatali: l’uomo morì due giorni dopo il ricovero.

Il caso, seguito dall’avvocato Saverio Bartolomei per i familiari, ha visto contrapporsi le due figlie del defunto albergatore — datori di lavoro dell’uomo — difese dagli avvocati Francesco Gigliotti e Patrizia Procopio. Le eredi sostenevano che la caduta fosse stata causata da un infarto improvviso, mentre la famiglia della vittima ha sempre ribadito che l’uomo era in buona salute e che il tragico evento fu causato dalla totale assenza di misure di sicurezza e dalla mancata fornitura delle istruzioni operative necessarie per svolgere la mansione in sicurezza.

Con questa sentenza definitiva, la Corte ha ribadito la responsabilità delle eredi per non aver garantito un ambiente di lavoro sicuro, sancendo così un risarcimento significativo a favore dei familiari, che dopo vent’anni hanno visto riconosciuta la loro richiesta di giustizia.