Rimini. I mussulmani riminesi escono allo scoperto. “Abbiamo pregato per i morti di Parigi”

musulmani2«IL CORANO parla chiaro: chi uccide un uomo, uccide il mondo intero». Fuori dalla moschea di Borgo Marina, la frase corre di bocca in bocca come se fosse uno slogan. Sono le 13 di venerdì: per la comunità musulmana di Rimini è l’ora della preghiera. I fedeli, come al solito, accorrono a centinaia. Qui, in corso Papa Giovanni XXIII, nel cuore di quella che Forza Nuova ha ribatezzato «zona di guerra», però, non è un giorno come tutti gli altri. Dopo il blitz di questa notte, il nervosismo si respira nell’aria, lo si trova impresso sui volti. Di far polemica, tuttavia, la comunità di Al Tawhiri non ne vuole sapere. I musulmani – marocchini, egiziani, cingalesi – che affollano il corso, i piccoli bazar e gli internet point ci tengono a smorzare i toni, a gettare acqua sul fuoco, a lanciare, in qualche modo, un segnale. Il pensiero corre subito a Parigi, agli attentanti che esattamente una settimana fa hanno insanguinato la capitale.
«QUELLO CHE è successo è spaventoso – attacca Brahim Mohamed, 27 anni, da dodici in Italia –. Oggi anche noi abbiamo voluto pregare per le persone che hanno perso la vita negli attentati. Per loro, e per tutta la gente morta senza motivo a causa della follia umana: palestinesi, siriani, francesi, indipendentemente dalla nazionalità o dal credo religioso. Chi ha commesso una tale atrocità non può essere considerato un musulmano. L’idea di morire in quel modo, mentre stai andando al lavoro o stai cenando al ristorante, mi fa gelare il sangue: rabbrividisco, se penso che sarebbe potuto succedere anche a me». Oggi alle 18.45 il vescovo di Rimini monsignor Francesco Lambiasi e l’imam di Borgo Marina Mourad Ayadi scenderanno insieme in piazza Cavour per una manifestazione di solidarietà alle vittime della strage di Parigi. «Ci saremo anche noi» assicura Faruk Omar, tra i responsabili della moschea. «La nostra associazione vuole essere al fianco dei riminesi in questa iniziativa dedicata alla pace e alla commemorazione». «E’ giusto pregare per le vittime, per tutte le vittime» aggiunge Hossein.
«QUANDO accadono fatti del genere, le conseguenze ricadono su tutte le comunità musulmane del mondo, anche su quelle che hanno sempre vissuto pacificamente e hanno sempre condannato la violenza. Chi attenta alla vita del prossimo non può essere considerato un seguace dell’Islam. Rimini e l’Italia sono la nostra casa: anche dopo quello che è accaduto in Francia, qui nessuno ha iniziato a guardarci con sospetto o ha provato ad allontanarci».
«Se si tratta di una manifestazione di pace e preghiera, allora anche io cercherò di esserci – dice Mollah Raihan Uddin, parlando dell’appuntamento di oggi in piazza Cavour –. Chi ammazza un’altra persona, a qualunque credo essa appartenga, non è un musulmano. Il Corano lo dice chiaramente: uccidere è la cosa più sbagliata al mondo, tanto più se si tratta di un crimine commesso in nome della religione».