MARCERANNO insieme, fianco a fianco. Volontari della Papa Giovanni XXIII e di altre associazioni, giovani cristiani e musulmani. Insieme per la Marcia della pace di Rimini che domani pomeriggio attraverserà le strade della città. Un appuntamento che da anni accompagna il Capodanno riminese, ma che quest’anno avrà un sapore speciale, dopo gli attentati di Parigi. «Vogliamo abbattere i muri», ripete Amina Ballabio, madre somala, accento riminesissimo, esponente dell’associazione dei Giovani musulmani di Rimini. «Quello che è successo a Parigi (e il giorno prima a Beirut) ci ha fatto sentire il bisogno di intraprendere un percorso comune con la comunità cristiana riminese. Per far capire che i musulmani non sono terroristi. La stragrande maggioranza di noi vuole la pace e la solidarietà… E prima di essere musulmani, noi siamo italiani», spiega Amina, che a soli 21 anni è già mamma e studia Scienze politiche.
«LO SLOGAN che accompagnerà la marcia di domani – sottolinea Antonio De Filippis della Papa Giovanni XXIII – sarà quello indicatoci dal messaggio di Papa Francesco: Vinci l’indifferenza e conquista la pace. Scendere in strada, metterci la faccia, è un gesto concreto». Non sarà un semplice corteo, quello che partirà domani pomeriggio alle 15 dalla chiesa di San Nicolò. Durante le tappe non mancheranno interventi e riflessioni, che vedranno protagonisti anche monsignor Luigi Ricci, vicario della diocesi, Mourad Ayadi, imam della moschea di Borgo Marina, e anche il sociologo Valter Chiani. La marcia farà una tappa in via Castelfidardo, prima di concludersi sul sagrato del Duomo. I ragazzi attraverseranno la città portando a mano l’immagine di una barca a vela. A testimoniare come «tutti noi, cristiani e musulmani, siamo sulla stessa barca». Un messaggio forte e chiaro, in «una realtà come quella di Rimini – ricorda l’ex assessore provinciale Mario Galasso – che già si distingue per l’accoglienza e la solidarietà. Abbiamo 600 associazioni di volontariato, 76 cooperative sociali». E presto arriveranno altri profughi (agli oltre 400 già presenti nel Riminese) grazie al nuovo corridoio umanitario.
Resto del Carlino