Pistole, mitragliatrici, kalashnikov, fucili, bombe, tutte armi da guerra e un’infinità di munizioni. E’ questo l’ingente bottino sequestrato in varie zone d’Italia, frutto della maxi operazione, partita dalla Procura di Udine ed avviata dai Ros nel novembre di un anno fa che ha portato all’arresto di cinque persone (per altre quattro sono scattate le manette in Slovenia) ed alla denuncia di altre trenta. L’accusa sarebbe di traffico di armi e di esplosivi. E tra i cinque finiti dietro le sbarre figura anche il 59enne albergatore-bagnino di Bellaria, Andrea Berto (difeso dall’avvocato Andrea Guidi), appassionato collezionista di armi. Il bellariese è stato arrestato in flagranza di reato in quanto, durante la perquisizione effettuata lunedì mattina nella sua abitazione, gli uomini del Ros, giunti direttamente da Udine, hanno trovato 230 armi, detenute illegalmente. Infatti all’uomo dal 2006 era stata revocata la regolare licenza. L’accusa, al momento, potrebbe essere di detenzione illegale di armi da guerra. «Sono un collezionista da più di 30 anni», avrebbe detto l’uomo ai carabinieri del Ros che si sono presentati lunedì a casa sua. E sempre l’albergatore avrebbe mostrato tutta la sua vastissima collezione, suddivisa in diverse epoche, tra la sorpresa generale degli stessi militari impegnati. Nella casa gli inquirenti hanno trovato 230 pezzi tra pistole, fucili, mitragliatrici, sciabole risalenti anche alla prima ed alla seconda guerra mondiale, in gran parte funzionanti. Ma soprattutto l’uomo aveva anche la bellezza di 4600 munizioni. Pezzi di grandissimo valore sul mercato del collezionismo che il bellariese custodiva con grande dedizione e cura. Insieme a Berto sono diversi i collezionisti italiani indagati nell’ambito della maxi inchiesta dalla Procura di Udine che ipotizza, fra l’altro, un traffico illecito di armi da Slovenia e Croazia. Il legame tra loro, la passione per le armi da guerra di fabbricazione jugoslava.L’indagine della Procura di Udine era partita più di un anno fa dopo il sequestro a casa di due operai friulani che battevano il territorio al confine con la Slovenia con metal detector alla ricerca di residuati bellici di armi da guerra. Da lì erano partiti gli approfondimenti che hanno consentito di individuare un canale di importazione illegale di armi, munizioni ed esplosivi provenienti dai Balcani e dalle fiere di articoli militari. Così si era arrivati a due cittadini sloveni che avevano fornito ad alcuni italiani le armi, poi sequestrate. (…)
Il Resto del Carlino