Vescovo di Rimini: «Non aiutiamo solo i migranti ma tante famiglie riminesi»

Clandestini, immigrazione, migrantiLA PAROLA d’ordine è educare. «Alla cittadinanza, alla solidarietà, alla legalità». E’ l’appello rivolto a politici e a rappresentanti delle istituzioni dal vescovo di Rimini, in occasione della festa di San Gaudenzo. Uno dei grandi temi affrontati da monsignor Lambiasi è stato quello dei profughi. «Una città – premette il vescovo – educa alla cittadinanza se educa alla solidarietà. Il problema degli immigrati non può essere affrontato soltanto sul piano dell’ordine pubblico o dell’abusivismo commerciale». La questione dei migranti va vista dal punto di vista dell’«accoglienza, dell’integrazione, della convivenza». Ed è sbagliato, attacca il vescovo, continuare a sostenere che vengono aiutati solo i migranti, e non le famiglie riminesi. «Si sente talvolta l’obiezione che aiutare profughi e immigrati significhi privilegiarli rispetto ai poveri di casa nostra. A parte il fatto che già oggi quanti vengono da paesi più poveri del nostro, se abbandonassero i lavori che nessuno di casa nostra è più disposto a fare, si paralizzerebbe il paese, i dati a nostra disposizione dicono che non stiamo facendo e non vogliamo assolutamente scatenare una guerra tra poveri». Parlano i dati, secondo Lambiasi: «Il fondo per il lavoro istituito dalla Diocesi ha ricevuto finora 475 domande di cui il 70% da parte di italiani e 30% di stranieri. Ad oggi, grazie al Fondo hanno trovato lavoro 65 persone di cui 49 italiani e 16 stranieri, tra questi sono stati assunti a tempo indeterminato 10 italiani e 4 stranieri. Nel 2014 l’associazione Famiglie Insieme ha aiutato 441 famiglie, di cui 292 italiane e 199 straniere per un totale di 444.030 euro». Non è vero quindi, sostiene Lambiasi, che vengono aiutati solo gli stranieri.
MA IL VESCOVO ha parlato a lungo anche dell’educazione alla legalità. «Il turismo non tira più. Mare, lungomare, spiaggia: tutto a Rimini appare superato da altre località in Italia e all’estero», dice Lambiasi, ripetendo quanto aveva già dichiarato (sempre per San Gaudenzo) nel 2012. «Molti alberghi hanno lavorato a prezzi stracciati, con rischio di lavoro nero ed evasione fiscale». Snocciola i dati della lotta all’evasione portata avanti dal Comune: «Ci fanno ben sperare di contrastare il fenomeno». Ma la guardia resti alta contro l’evasione così come contro il gioco d’azzardo, visto che Rimini «resta la quarta provincia in Italia dove si gioca di più (1873 euro pro capite all’anno)». Il vescovo mette in guardia «dalle feste di massa (chiaro il riferimento a Notte rosa, Molo street parade, etc…), di cui si potrebbe fare a meno o da vivere con più sobrietà». Pertanto «attenzione a queste iniziative che impiegano denaro pubblico e lanciano l’immagine di una Rimini trasgressiva, senza lasciare un segno positivo e duraturo». Al contrario, secondo il vescovo, dell’immagine positiva data dai lavori di riqualificazione nel centro storico e sulle fogne. Rimini, è il monito di Lambiasi, «non deve cedere all’effimero».
Resto del Carlino