E’ CIRCONDATO da parenti ed amici, che gli fanno da scudo, nel suo letto nel reparto di Medicina d’urgenza all’Infermi, il 44enne fanese, accusato di omicidio colposo plurimo. A loro ha detto poche parole su quella tragica mattina di Natale quando la sua Opel corsa è piombata in A14 su una Fiat Punto, ferma in panne, in corsia d’emergenza, sulla quale viaggiava una famiglia pachistana, investendo ed uccidendo una madre di 27 anni, Samina Koussar e suo figlio Umar di 10 mesi e spedendo in terapia intensiva il marito Khalid Jovinda e l’altro bimbo di due anni, Abdullah. «Non ricordo niente, non so come sia successo, è come se avessi un vuoto nella testa», si è limitato a confessare ai familiari il conducente di Fano, ex ristoratore molto famoso nella sua città d’origine. Poi più nulla. Secondo i sanitari l’uomo, che ha nominato come difensore di fiducia, l’avvocato Antonino Maria Italia, è in grave stato di choc. La Polizia autostradale di Forlì non ha ancora ascoltato il fanese. Si attendono per oggi gli esiti degli esami del sangue compiuti sull’uomo, esami che saranno decisivi per capire anche l’esatta dinamica dell’incidente che ha provocato due morti. Ed in un altro letto di ospedale, al Bufalini di Cesena, si trovano Khalid e Abdullah, gli altri due feriti della tragedia di Natale. Ancora non sanno che la loro famiglia è distrutta. Questa mattina, a Khalid, che sarà circondato, oltre chedal fratello maggiore anche da un’equipe specialistica di quattro medici, sarà comunicata la notizia della morte della sua adorata moglie e del suo secondogenito. Una notizia che è stata tenuta nascosta anche alla nonna paterna che ha problemi di cuore. «Fatemi parlare con Abdullah, fatemi sentire almeno il suo pianto», ha chiesto anche ieri per almeno cinquanta volte. Non sa che non potrà mai più riabbracciarlo.
Resto del Carlino