Quattro aggravanti pesano sull’unico indagato per l’omicidio di Pierina Paganelli: motivi abbietti, crudeltà verso la vittima, approfittamento delle circostanze per ostacolare la difesa e premeditazione. È questo il quadro che, il giorno dopo della notizia della notifica, emerge dal 415 bis, dal decreto di chiusura delle indagini notificato ieri agli avvocati Riario Fabbri e Andrea Guidi, difensori di Louis Dassilva, 35 anni, senegalese, attualmente detenuto nel carcere dei Casetti e unico accusato di essere l’autore dell’omicidio che ha scosso, e ancora scuote, la comunità riminese.
La novità più rilevante, rispetto al passato, riguarda proprio l’aggravante della premeditazione. La Procura, sulla base delle indagini condotte dalla Squadra Mobile di Rimini e coordinate dal sostituto procuratore Daniele Paci, ritiene che Dassilva abbia pianificato l’omicidio nei dettagli, predisponendo modalità e mezzi per garantirne l’esecuzione. Secondo l’accusa, non si tratterebbe quindi di un delitto d’impeto, ma di un’azione lucida e organizzata con l’obiettivo deliberato di togliere la vita alla 78enne.
Il fascicolo a carico dell’uomo si arricchisce dunque di elementi ritenuti determinanti per sostenere la tesi di un omicidio volontario aggravato. L’informazione di garanzia apre formalmente la strada alla richiesta di rinvio a giudizio, consentendo alla difesa di prendere visione degli atti raccolti in mesi di attività investigativa.
Nel frattempo Dassilva, dimesso dall’ospedale di Rimini, è tornato in carcere sabato scorso. È fissata per il 22 maggio la prossima udienza davanti al Tribunale del Riesame di Bologna, che sarà chiamato a valutare per la terza volta la richiesta di scarcerazione presentata dai suoi legali. Visto il doppio rigetto precedente, appare difficile che i giudici emettano un parere favorevole. Qualora l’istanza venisse respinta, la difesa potrà ricorrere nuovamente in Cassazione.
La vicenda giudiziaria si arricchisce anche di un altro fronte. Risulta ancora pendente l’indagine per favoreggiamento personale nei confronti di Manuela Bianchi, ex compagna dell’indagato, la quale – secondo quanto dichiarato alla magistratura – avrebbe ricevuto da Dassilva istruzioni su come comportarsi subito dopo il ritrovamento del cadavere nel garage di via del Ciclamino, il 3 ottobre 2023. Le sue dichiarazioni, rese durante l’incidente probatorio, hanno contribuito ad aggravare la posizione dell’uomo, anche se non rappresentano l’unico elemento probatorio a disposizione della Procura.
Sul versante della parte civile, i legali Monica e Marco Lunedei, che rappresentano i figli della vittima, hanno espresso pubblicamente la convinzione che con questa nuova fase si sia giunti a un passaggio decisivo nel cammino verso l’accertamento definitivo della verità e delle responsabilità.