COME un pesce nella rete. L’amore ai tempi di internet inaguaia maturi padri di famiglia, ricattati da ragazzine spregiudicate e pronte a tutto. E’ boom del sextorsion’, estorsione a luci rosse. Il meccanismo è semplice, lo racconta Franco’ (nome di fantasia), professionista del Riminese, 45 anni, moglie e due figli, finito nella rete dei raggiri hard. «Sono stato vittima di un ricatto sessuale attacca l’uomo ci sono cascato come uno stupido, una pera cotta». La trappola. «Un tardo pomeriggio rimango solo nel mio studio continua e dò un’ultima sbirciata su Facebook, che di solito tengo sempre aperto mentre lavoro. Mi appare la richiesta di chattare da parte di una ragazza sui vent’anni, a giudicare dai lineamenti marocchina, algerina o tunisina. Lei mi chiede l’amicizia, scrivendo un po’ in un italiano stentato, un po’ in francese delle frasi maliziose e hot’. Molto incuriosito, gliel’ho concessa subito. E’ stato il mio primo errore». La tecnica è semplice, spiegano dalla Polizia postale (che riceve una decina di telefonate al giorno da parte di polli’ disperati) dove Franco’ si è recato per chiedere come comportarsi, dopo aver presentato denuncia per estorsione, su consiglio delle forze dell’ordine. Le donne lanciano l’esca iniziando a chattare su Facebook. Qui agganciano il pollo di turno che alla vista di una bellezza mozzafiato poco vestita batte nei riflessi Hamilton e Vettel e con un clic al fulmicotone concede l’amicizia richiesta. A quel punto si scambia qualche chiacchiera’, poi lei propone di passare su Skype, dove ci si può vedere reciprocamente. E l’aria comincia a surriscaldarsi. «Io ero solo in studio, e sinceramente sto vivendo un momento difficile con mia moglie continua il professionista ma soprattutto è stato l’invito che mi ha incuriosito. Non pensavo certo a una truffa. Appena ci siamo ritrovati su Skype lei ha iniziato a togliersi un indumento per volta, chiedendo a me di fare la stessa cosa». Una specie di strip-poker, dove però chi avrebbe perso la partita era già scritto in partenza. «Era di una bellezza spettacolare continua l’uomo molto formosa e sensuale, e si spogliava sempre di più, in maniera molto naturale. A un certo punto siamo rimasti tutti e due senza vestiti, e abbiamo, diciamo, simulato un rapporto sessuale». Il tutto è durato meno di tre quarti d’ora. Il tempo che è servito alla truffatrice (o truffatore, non di rado le belle delle webcam’ sono nerboruti omaccioni che utilizzano video erotici preconfezionati) per prendere all’amo la sua vittima. «Mentre stavo per salutarla continua e chiederle quando ci saremmo potuti incontrare di nuovo, è arrivata la botta. Sono rimasto pietrificato. Lei ha cambiato tono. Mi ha detto che se non le facevo un bonifico da 500 euro con la Western Union (l’azienda statunitense per l’invio internazionale di denaro, ndr) avrebbe pubblicato foto e video di me nudo sul mio profilo Facebook, inviandoli anche a tutti i miei contatti su Facebook cui aveva accesso perché stupidamente le avevo concesso l’amicizia, a partire da mia moglie e i miei figli. Aggiungendo che lei utilizzava un computer dall’estero, e non avrei potuto mai rintracciarla. A quel punto mi ha preso il panico. Quella sera non sono riuscito a toccare cibo. Nè a guardare in faccia i miei famigliari. Ho controllato da casa su Facebook a tarda notte. Le immagini hard non c’erano. Ma l’indomani non ho retto alla tensione, e ho fatto il bonifico. Dopo qualche giorno mi arriva la richiesta di versare altri soldi. Mi si è gelato il sangue. Ho capito che non ne sarei più uscito. E a quel punto ho fatto denuncia». Il Resto del Carlino
