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  • Rimini. “Padre Gratien è senza soldi, non può fuggire”

    padre gratien«NON può fuggire, non ha soldi». E’ per questo motivo se il tribunale del Riesame ha concesso gli arresti domiciliari a padre Gratien Alabi, l’ex vice parroco di Ca’ Raffaello, accusato dell’omicidio volontario di Guerrina Piscaglia, la casalinga scomparsa dall’alta Valmarecchia il 1° maggio 2014. Per il momento il frate resta, ancora in carcere, perché non si riesce a reperire il famoso braccialetto elettronico che dovrebbe poi controllare ogni suo spostamento all’interno del convento di Roma del suo ordine premostratense, dove Alabi è destinato.
    Non è esattamente il ritratto di un angelo, quello che dipingono i giudici fiorentini, nelle motivazioni depositate qualche giorno fa, del loro verdetto.
    Restano, infatti, intatti, i gravi indizi a suo carico. Persiste anche il pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. Tanto che il Riesame si richiama integralmente nel provvedimento, a quanto stava scritto nell’ordinanza di custodia cautelare del 23 aprile, dove Gratien viene descritto come un abile simulatore, un prete dalla doppia vita e un soggetto pericoloso, con tendenza ad avvicinare donne sprovvedute. Nonostante tutto questo, per il Riesame però è scemato il rischio di fuga. Anche perché il sacerdote non ha soldi e a limitarlo possono bastare i domiciliari in convento con il braccialetto.
    Due giorni fa, il pm Marco Dioni ha presentato ricorso in Cassazione, chiedendo che il frate resti in carcere. La mossa potrebbe essere vana però: martedì, fuori udienza, si riunirà infatti la Corte d’Assise, per decidere sull’altra istanza presentata dalla difesa, in cui si sollecita l’invio del frate a Roma, ai semplici domiciliari, senza braccialetto.
    Gli avvocati Francesco Zacheo e Riziero Angeletti sono imbufaliti: stanno già cercando un contatto con il governo per protestare sul fatto che padre Gratien sia ancora in carcere, dopo oltre una settimana dal verdetto del Riesame. Vorrebbero parlare con il ministero degli Interni. «Possibile che in Italia non si possa lasciare il carcere perché manca un braccialetto?» chiedono a gran voce.

    Resto del Carlino