Una mamma perde il suo bambino all’ottavo mese di gravidanza, dopo aver girato due ospedali. La signora Caterina, 28enne di Montelabbate, si trova in una stanza del reparto di Ostetricia dell’ospedale di Urbino e sta vivendo un grande dolore: ad Urbino è arrivata domenica mattina alle 6, portata dal marito, e qui ha avuto l’assistenza di tutto il personale che, tuttavia, ha potuto solo constatare che il feto era già morto nella sua pancia. Per i medici di Urbino non c’è stato altro da fare che procedere con un taglio cesareo. Per la famiglia della donna, il marito e gli altri parenti, il dolore, invece, si mescola alla rabbia: «Siamo stati all’ospedale di Rimini giovedì scorso e non hanno capito che il bambino era pronto per nascere e anche se la mamma aveva le contrazioni, l’hanno rimandata a casa. A Pesaro, domenica notte l’hanno fatta attendere in Pronto Soccorso, anche se stava male», dice il marito della donna. Per questo la famiglia ha deciso di sporgere denuncia contro le due strutture ospedaliere: «Vogliamo chiarezza su quanto accaduto, queste cose non devono succedere. Noi pensavamo di affidarci a dei professionisti e invece il bambino è morto e ha rischiato grosso anche la mamma».
Caterina era andata all’ospedale di Urbino, per la prima e unica volta, per fare un’ecografia al settimo mese di gravidanza: in quell’occasione il medico del reparto aveva consigliato di eseguire dei controlli ulteriori sugli zuccheri e l’emoglobina glicosilata, avendo riscontrato che il bambino era piuttosto grosso. «Avevo appuntamento con lo specialista a Rimini, per vedere se era possibile evitare il cesareo, come accaduto con il primo figlio, e fare il parto naturale – racconta la stessa Caterina –: io sentivo le contrazioni, sentivo che il bambino spingeva per uscire, mi hanno fatto il tracciato per ore ma hanno detto che l’utero non era dilatato e il medico ha detto che dovevo tornare a casa. A Rimini sapevano che il bambino, di 4,6 chilogrammi alla 36ª settimana e non dovevano mandare mia moglie a casa», aggiunge il marito.
«Domenica notte alle 4 siamo andati al Pronto Soccorso di Pesaro perché lei non sentiva più il bambino: siamo arrivati subito dopo un’ambulanza e non c’era nessuno perché erano tutti impegnati. Ho aspettato 15 minuti poi qualcuno è uscito. C’era mia moglie che stava male, all’8° mese, ci hanno detto di aspettare ancora. Sono partito subito per Urbino e abbiamo finalmente trovato una grande professionalità. L’hanno seguita subito, hanno fatto il tracciato, ma il bimbo era già morto». L’equipe medica, dopo il cesareo, ha disposto alcuni esami e ieri mattina è stata fatta l’autopsia e l’esame istologico della placenta, senza riscontrare malformazioni macroscopiche. «Quello che è successo a mia moglie non deve accadere più», conclude il marito. Il Resto del Carlino
