Costretti a lasciare la propria casa e a rifugiarsi in un residence per scappare dal vicino che ha reso la loro vita un inferno. L’uomo, un marocchino, di 40 anni, è già stato diffidato dal questore a lasciare in pace i due coniugi, ma le cose non sono per niente cambiate. La sua risposta è sempre quella: «Non avete capito che non possono farmi niente?». «SONO terrorizzata, io e mio marito non ce la facciamo più». E’ dal novembre scorso che Simona (il nome è di fantasia, ndr) che lei e il compagno si sono rifugiati nel residence di un amico, dopo avere lasciato il loro appartamento nella zona di Coriano, per cui stanno pagando un mutuo da 800 euro al mese. La figlia se n’è andata prima, avevano paura per lei. «Il proprietario è un amico e ci sta facendo un prezzo di favore, ma tra un po’ dovremo andarcene in una casa in affitto. Per noi è anche una mazzata economica». Senza contare che Simona ha seri problemi di salute e lo stress che sta vivendo rischia di peggiorare le cose. Sono due anni che l’uomo ha cominciato la sua persecuzione. «Tutto è nato dal fatto che la notte i suoi cani abbaiavano continuamente. Gli avevo chiesto gentilmente se si poteva fare qualcosa, ma da quel momento è stata un’escalation di rabbia e violenza. Dispetti continui, botte su pareti e pavimenti per impedirci di dormire, agguati sotto casa, pedinamenti e minacce. Poi ci sono stati i cartelli appesi alla porta con insulti pesantissimi». Moglie e marito hanno dato incarico ai loro avvocati, Luca Signorini e Piero Venturi, di presentare una serie di denunce che hanno portato alla diffida al marocchino. Il quale, nonostante sia indagato per stalkin e minacce, a quanto pare continua a non fare una piega. «Adesso ha cominciato a seguimi continua Simona ogni volta che torno a casa per prendere le cose che mi servono e portarle al residence, scopro che lui è dietro di me con l’auto. Cerco sempre di seminarlo, non voglio che scopra dove viviamo. L’ultima volta è stata la scorsa settimana, e quando ho visto che mi seguiva mi sono fermata davanti a una Coop, chiudendomi in macchina. Lui si è avvicinato e ha cominciato a scattarmi delle foto. Mi sono spaventata a morte e ho cominciato a urlare. I carabinieri hanno fatto quello che potevano, ma la nostra vita è diventata un incubo. Chiedo solo che qualcuno ci aiuti». Il Resto del Carlino
