Rimini. Pestato e legato da due banditi: «Sono vivo solo grazie a Dio»

carabinieri-esegue-controlli-con-la-centrale-operativa-1LO hanno pestato, fratturandogli due costole, e legato per rubare i soldi della parrocchia. Sono stati minuti di terrore quelli vissuti giovedì pomeriggio da Gino Tamagnini Ricci, 75 anni, tranviere in pensione, sacrestano da dieci nella parrocchia di San Martino Monte l’Abbate, aggredito da due uomini incappucciati.
Come sta adesso?
«Con due costole rotte e lividi in faccia, sulle mani e sui polsi, tremo ancora a ripensarci, a mente fredda. Ma sono vivo. Se sono ancora qui, devo ringraziare proprio il Signore».
Che cosa è successo?
«Avevo appena finito di suonare le campane, come faccio tre volte alla settimana e stavo aspettando l’arrivo dei fedeli per la consueta messa delle 18.30. Ho visto entrare due persone, pensavo fossero parrocchiani, non ho fatto troppo caso a loro, erano vestiti di scuro. Ero vicino all’ingresso della sacrestia quando sono stato afferrato alle spalle e gettato a terra. Mi sono trovato con il volto sul pavimento e uno dei due banditi che mi teneva fermo con un ginocchio sulla schiena mentre tutti e due mi colpivano».
Che cosa le urlavano?
«Uno dei due mi ripeteva in modo ossessivo ‘Dammi i soldi, dammi le chiavi della cassaforte,’ con accento straniero, sembrava nord africano. L’altro, invece, era più gentile era italiano e ha cercato di tranquillizzarmi: ‘Stai calmo, che non ti succede nulla’, mi ha detto in dialetto romagnolo stretto».
Che cosa ha pensato in quei momenti?
« Ho rivisto tutta la mia vita e francamente ho temuto il peggio. Mi sono caduti gli occhiali e il borsellino ed hanno afferrato cinque euro e pochi spiccioli che avevo. Continuavano a chiedermi della cassaforte mentre uno mi legava le mani e tentava di farlo anche ai piedi. Poi forse il Signore mi è venuto in soccorso e ho detto loro ‘Ragazzi, non ci sono soldi, non c’è nulla, fra pochi minuti c’è la messa ed arriva la gente’. Dopo aver pronunciato quella frase, mi hanno preso il cellulare e sono fuggiti».
Ha mai avuto paura di morire?
«Certo che ho avuto paura. In quei momenti ho pensato alla mia famiglia, ho temuto di non rivederli più».
Ha dormito questa notte?
«Non ho mai chiuso occhio, avevo sempre davanti quella scena. Mia moglie stamattina è andata in chiesa a mettere un cero. Se sono vivo lo devo al Signore. Avrebbero potuto tirare fuori un coltello o massacrarmi di botte come è accaduto a quelle due donne a Ferrara. Anche mia sorella, che era suora, anni fa venne aggredita e rapinata da uno sconosciuto. Si ammalò per lo spavento e poi morì».
Tornerà in chiesa a fare il sacrestano?
«Di giorno sempre, alla sera per un po’ no, l’ho già detto al don. Ma quella chiesa è casa mia, lì vicino sono sepolti i miei genitori, non posso abbandonarla. Però questa zona non è più sicura».

Resto del Carlino