
Dall’inizio dell’anno i militari dell’Arma avevano messo nel mirino l’attività dei sei cittadini bulgari che, con le loro donne avevano, in pratica, occupato le strade al confine tra Miramare e Riccione. Erano cominciati così pedinamenti, intercettazioni ambientali e telefoniche da parte degli investigatori nei confronti dei bulgari per riuscire a sgominare totalmente la loro florida attività, realizzata sui ‘corpi’ delle loro stesse compagne. Donne che, stando alle indagini, non sarebbero state costrette con la forza a prostituirsi, ma assecondavano i piani dei loro uomini.
Sui marciapiedi di Rimini sud, infatti, da gennaio erano ‘fiorite’ signore e signorine che iniziavano la loro attività fin dalle 11 di mattina. Qualcuna di loro si era spinta anche nei pressi delle scuole elementari di Miramare, facendo anche pesanti avances ai padri dinnanzi ai loro figli. Questo aveva scatenato l’ira dei residenti che, tramite il comitato ‘Miramare da amare’, aveva anche organizzato nei giorni scorsi un sit in di protesta.
Non sapevano i cittadini che i carabinieri erano già sulle tracce di questi sfruttatori ed erano pronti a mettere loro le manette ai polsi. Provvedimento che è scattao sabato alla luce del fondato timore che il gruppo bulgaro fosse in procinto di andarsene. Le donne si prostituivano con tariffe che variavano dai 30 ai 100 euro a seconda dei serivizi forniti. E tutte le prestazioni venivano effettuate o el camper o nelle auto dei clienti, mai in hotel o residence. Un giro d’affari che al giorno poteva fruttare fino 5mila euro. Erano più costosi i rapporti sessuali non protetti. I carabinieri hanno, infatti, trovato nel camper scatole di ‘pillole del giorno dopo’. Ma l’attività è stata stroncata con le manette di sabato. Adesso il gip dovrà decidere se convalidare il fermo per i sei indiaziati di reato.
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