Rimini. Prese a coltellate il compagno violento. Per i giudici d’appello fu legittima difesa, in primo grado prese 3 anni

Stanca di botte, umiliazioni e sevizie, la sera di Natale del 2014 aveva preso a coltellate il compagno. In primo grado, Sabrina Descrovi, 47 anni, era stata condannata a tre anni per tentato omicidio. Una sentenza rovesciata qualche giorno fa in modo clamoroso dalla Corte d’Appello di Bologna che le ha riconosciuto invece la legittima difesa, chiudendo il caso con una pena di soli due mesi.
Era stata proprio la notte del 25 dicembre che nel residence di Coriano dove la coppia viveva, era scoppiata l’ennesima lite. «Venite, si stanno ammazzando», aveva gridato un uomo al centralino del 112. Quando i carabinieri erano arrivati, avevano trovato Attila Hanzi, 36 anni, romeno, steso in una pozza di sangue, mentre Sabrina era immobile come una statua e continuava a mormorare frasi senza senso. Il giovane era stato colpito da due coltellate, una al petto e l’altra alla spalla, e lei avrebbe continuato a colpire se il fratello di lui non l’avesse fermata. Le condizioni del romeno sembravano inizialmente gravissime, ma una volta arrivato in ospedale avevano escluso il pericolo di vita. Gli investigatori avevano poi ricostruito il contesto in cui era maturato il tentato omicidio. La vita per i due non era facile, ma soprattutto per lui i soldi non bastavano mai. E chi doveva occuparsi di portarli a casa era Sabrina. Al giudice, la donna aveva raccontato di quale inferno fosse la sua vita. Il compagno la sottoponeva quasi quotidianamente a violenti pestaggi, e pretendeva che si prostituisse pur di fare soldi.
Quella sera c’era stato l’ultimo scontro. Come al solito lui era passato dalle parole ai fatti, prendendola a calci e a schiaffi. Lei ricordava solo di avere afferrato il coltello e di avere cominciato a colpire come un automa. Voleva che smettesse di picchiarla, voleva un’altra vita. L’avrebbe ammazzato, se non fosse intervenuto il fratello di Hanzi che era arrivato a Rimini per le vacanze di Natale. Processata per tentato omicidio, in primo grado Sabrina era stata condannata a tre anni di carcere: nessuna legittima difesa, solo la provocazione. Era stata in cella per mesi, poi agli arresti domiciliari. Qualche giorno fa, difesa dall’avvocato Massimiliano Orrù, è comparsa davanti alla Corte d’Appello. Il pubblico ministero ha chiesto la conferma della condanna, ma i giudici l’hanno pensata diversamente. Aveva ecceduto, sì, ma si era trattato della legittima difesa di una donna martoriata dal compagno: due mesi. Una sentenza, questa, che potrebbe fare davvero la differenza.