«HANNO minacciato di strapparmi le dita se non avessi parlato». E’ l’inquietante retroscena della spedizione punitiva, avvenuta la notte di sabato scorso alla discoteca Bikini che ha visto l’arresto di tre persone. Tre napoletani ammanettati poche ore dopo i fatti, dai carabinieri della Compagnia di Riccione. In manette sono finiti Saverio Luigi Raucci, 37 anni, domiciliato a Cattolica, il nipote 18enne, Nicola Enrico Zupo, e Gennaro Muro, un 32enne residente a Gabicce. Hanno accuse che vanno dalle lesioni gravi al sequestro di persona, fino alla detenzione di arma clandestina, una Beretta calibro 22 con cui hanno colpito l’amico dell’albanese, un 20enne portato all’ospedale con una profonda ferita alla testa. A sentir loro, il movente starebbe in un banale litigio tra le reciproche fidanzate, ma è una versione che presenta ancora parecchi punti oscuri.
SABATO notte il ragazzo albanese è in discoteca insieme al coetaneo romeno, quando i tre si avvicinano e gli puntano una pistola al fianco, intimandogli di uscire dal locale perchè «dobbiamo parlarti». Lo costringono a raggiungere il parcheggio del Bikini, ma vengono seguiti dal romeno che non si spiega perchè l’amico se ne stia andando. Quando si accorgono di lui, lo affrontano e lo colpiscono alla testa con la pistola. Il ragazzo racconterà poi di essere sicuro di avere sentito il colpo di pistola che l’ha ferito di striscio. Lui è ormai fuori gioco e i tre napoletani possono dedicarsi al loro ‘obiettivo’, l’albanese. Lo caricano in macchina e spariscono. Intanto il romeno viene soccorso dai carabinieri, e in ospedale racconta di avere riconosciuto almeno uno dei suoi aggressori, il più giovane. Ma è preoccupato per l’amico che hanno portato via. Di lì a due ore si fa vivo l’albanese che lo chiama sul cellulare. «Mi hanno rilasciato» dice.
RACCONTA ai carabinieri come ha passato quell’ora e mezza. Quello che i napoletani volevano da lui, dice, è dove poter trovare un ragazzo di Cattolica. Questo sta con la giovane che ha litigato con la fidanzata del 18enne napoletano. Una lite che si è allargata ai rispettivi compagni e a quanto pare il napoletano sta ancora cercando soddisfazione. Sanno che il cattolichino è amico suo, e vogliono sapere da lui dove trovarlo. Non si limitano a minacciarlo con la pistola, ma gli sventolano sotto il naso un tranciasigari. «Se non parli ti strappiano le dita con questo». Il ragazzo è terrorizzato, ma non può dire quello che non sa. Conosce il cattolichino, ma non ha idea di dove abiti. Lo tengono sequestrato per quasi due ore, e alla fine si convincono che sta dicendo la verità. Così, dopo avergli intimato di tenere la bocca chiusa, lo scaricano sulla strada.
MA gli investigatori ormai hanno un nome, quello di Nicola Zupo che, scoprono, vive a casa dello zio, Raucci, appunto. I carabinieri si dirigono lì, e fanno scattare la perquisizione. Quello che cercano è l’arma, e la trovano nascosta in un armadio. E’ la Beretta che hanno puntato contro l’albanese e con cui hanno colpito il romeno. Li arrestano entrambi, ma all’appello manca ancora il terzo personaggio. Ci vuole un po’ prima di riuscire a identificarlo, ma dopo avere ricostruito le frequentazioni dello zio, danno un nome anche a lui. Si tratta di Gennaro Muro, un altro napoletano, un pregiudicato residente a Gabicce. Anche Muro finisce in manette con le stesse accuse degli altri: sequestro di persona, lesioni aggravate e porto di arma clandestina. I tre compariranno oggi davanti al giudice per le indagini preliminari.
Fonte: RESTO DEL CARLINO