Rimini. Preso l’assassino del Conad. La fuga di Nikaj finisce in Svizzera, vicino Berna

LA FUGA del killer di Misano finisce in Svizzera. Paoulin Nikaj, il 34enne albanese che il 17 marzo scorso ha ucciso il connazionale nel parcheggio del Conad, è stato arrestato ieri mattina nell’appartamento di un amico, nella zona di Berna. A quell’indirizzo, i carabinieri di Riccione avevano mandato i colleghi del cantone tedesco. Non potendo sconfinare, hanno affidato a loro l’ultimo atto di quella terribile mattanza. Interpol e ambasciata sono già stati attivati per semplificare la ‘burocrazia’ dell’arresto, sembra tutt’altro che facile da smaltire, prima di chiedere l’estradizione. Nel frattempo, gli investigatori stanno effettuando parecchie perquisizioni, soprattutto in Lombardia, dove si presume che Nikaj abbia passato gran parte della sua latitanza. Altre persone sono indagate, ma i carabinieri non hanno ancora ricostruito l’intero quadro di una fuga durata quasi un mese.
UNA LITE in un bar, era stata il prologo dell’omicidio che si era consumato nel parcheggio del Conad Agina. Una zuffa tra albanesi che si era trasformata in una sorta di faida familiare, dove a farne le spese era stato Nimet Zyberi, 26 anni, nemmeno presente alla scaramuccia. Lui e Nikaj si erano incrociati per caso quella mattina al supermercato. Poche parole dette con rabbia, poi il camionista era corso a casa ed era tornato armato di una pistola che aveva scaricato addosso al connazionale. L’aveva crivellato di colpi, sotto gli occhi della moglie incinta e di una folla di gente. Consumata la ‘vendetta d’onore’, era salito sulla sua C4 Picasso ed era scappato. Anche lui aveva la moglie con sè, ma dopo averle detto di avvisare i parenti, l’aveva scaricata sul ciglio della strada e aveva cominciato una fuga disperata con quattro soldi in tasca. Non c’era voluto molto a scoprire chi era l’assassino. Paoulin Nikaj, un uomo che fino al giorno prima lavorava in una ditta di autotrasporti di Pesaro e guadagnava anche piuttosto bene. In Italia aveva trovato la sua America, ma non ci aveva pensato un momento a gettare via tutto, pur di lavare l’onta e giustiziare l’unico che non centrava nulla.
OLTRE a una serrata caccia all’uomo, era scattata anche una rete di protezione nei confronti di entrambe le famiglie albanesi. La paura era che finisse in un un bagno di sangue, così come da ‘tradizione’. I carabinieri avevano setacciato ogni angolo dove Nikaj poteva essersi nascosto, scoprendo che alcuni parenti gli avevano sbattuto la porta in faccia, rifiutandosi di dargli una tana dove nascondersi. Per settimane i militari hanno intercettato e pedinato, sperando di infilare una traccia che potesse portarli fino a lui. E alla fine l’hanno trovata. Una pista che li ha portati fino in Svizzera. Quando, qualche giorno fa, hanno avuto la certezza che l’albanese era a quell’indirizzo, hanno avvisato i colleghi d’oltralpe, inviando loro una foto del ricercato. Ieri mattina, poco dopo mezzogiorno, gli svizzeri l’hanno visto rientrare a ‘casa’. Nessun dubbio, era proprio lui, e sono andati a prenderlo. Il Resto del Carlino