VOLEVA farla finita. Dire addio per sempre «a questa vita senza dignità. Non può esserci dignità per chi, come me, si ritrova a 45 anni a non avere nemmeno i soldi per aiutare mia figlia a crescere». E l’avrebbe fatta finita sul serio Marco, quella sera del 29 ottobre, buttandosi dal ponte della Resistenza, se un giovane militare della Guardia di finanza non si fosse accorto del suo gesto disperato, bloccandolo in tempo.
Dopo alcuni giorni di ricovero in ospedale, ora Marco, 45 anni, di origini napoletane ma da tanti anni residente a Rimini, è tornato a casa. E ha deciso di raccontare il motivo che quella serata l’aveva spinto a tentare il suicidio. «Ringrazio Lorenzo, il giovane della Guardia di finanza che mi ha salvato. Senza di lui, a quest’ora non sarei qui a raccontarla. E a chiedere una chance per poter ricominciare».
Lei quella sera dal ponte urlava: «Mi uccido perché non mi danno un lavoro». E’ stata questa la molla che l’ha portata a tentare l’estremo gesto?
«Sì, non potevo più sopportare questa condizione. E’ da anni che non ho più un impiego stabile. Non è vita questa».
Ha già provato a rivolgersi ai servizi sociali?
«L’ho fatto. Ho cercato anche di parlare con il vice sindaco. Ma dagli uffici del Comune mi rispondono sempre che non possono essere loro a trovarmi un lavoro. Capisco, ma vorrei che anche loro capissero me. Da anni sono iscritto alle liste di collocamento, ma mi è sempre andata male anche lì».
Come è riuscito a tirare avanti in questi anni?
«Arrangiandomi. Facendo piccoli e saltuari lavoretti da muratore, imbianchino, cameriere e facchino per pochi euro, quasi sempre in nero. La mia compagna per fortuna ha una casa. Ma senza un lavoro stabile, come si fa a vivere? Da anni non riesco a dare soldi alla mia ex moglie per crescere nostra figlia. E’ un’umiliazione continua. E allora mi sono detto: io mi uccido».
La sua compagna, i suoi amici, come hanno reagito quando hanno saputo?
«Non immaginavano potessi arrivare a tanto. Quando sono venuti in ospedale mi hanno detto: stai tranquillo, troveremo una soluzione. Ma quanto si può resistere ancora a vivere così?».
Le ha provate tutte per cercare lavoro, prima di arrivare a tentare il suicidio?
«Tutte, davvero. Mi sono adattato a fare qualsiasi cosa, ma non ho mai avuto un lavoro vero. So di aver avuto dei problemi in passato (Marco ha alcuni precedenti penali) di aver commesso errori, ma è finita: ho pagato. Chiedo soltanto di lavorare, non voglio altro».
Qualcuno potrebbe pensare che lei, con quel gesto, abbia voluto attirare l’attenzione per risolvere i suoi problemi.
«No, io quella sera ero davvero intenzionato a buttarmi. Non so ancora dove ho trovato il coraggio… Ma sono felice che mi abbiano salvato. Voglio provarci, voglio iniziare una nuova vita. Mi basta solo trovare un lavoro per farcela. E spero che qualcuno, dopo aver conosciuto la mia storia, ora si faccia avanti».
Resto del Carlino