Rimini. Ragazzo morto in un incidente: avvocato si mette in tasca il risarcimento

tribunale-rimini-big-beta-3Si è intascato i soldi del risarcimento danni per la morte di un ragazzo di allora 23 anni. Cento ottanta milioni delle vecchie lire che l’assicurazione aveva destinato alla famiglia di Emanuele Mingotti e che invece sono finiti dritti nelle tasche del legale riminese al quale i parenti della vittima si erano affidati per la causa civile. E ieri mattina, dopo 17 anni da quella tragedia, l’avvocato Fabio Pierini, 60 anni, del foro di Rimini (difeso dal collega Piero Ippoliti) è comparso davanti al gup, Vinicio Cantarini, per il rito abbreviato per rispondere di falso (che è stata depenalizzato), truffa aggravata e infedele patrocinio. Pierini è stato condannato a un anno, pena sospesa, una multa da 600 euro ed al risarcimento, subito esecutivo, di 150mila euro, al padre ed alla sorella di Emanuele Mingotti, tutti residenti a Sesto Imolese, che si sono costituiti parte civile con l’avvocato Jader Ritrovato e Claudia Benvegnù del foro di Bologna. Il pm aveva chiesto un anno e quattro mesi. La tragedia si consuma nell’ottobre del 1999. Emanuele Mingotti è in una sella alla sua Yahama e sta percorrendo Sesto Imolese quando all’improvviso va a sbattere contro un’altra moto Yamaha. Lo schianto è frontale e violentissimo, la due ruote di Emanuele prende fuoco. Le fiamme avvolgono il corpo del 23enne che viene trasportato in condizioni disperate al Bufalini di Cesena dove muore il 10 ottobre 1999. Padre e sorella si rivolgono all’avvocato Fabio Pierini affinchè si occupi della pratica per il risarcimento danni da parte dell’assicurazione. Qualche tempo dopo, dalla compagnia Cattolica arriva il primo acconto del risarcimento: 180 milioni delle vecchie lire, che in realtà, si scoprirà essere, in un secondo momento, leggendo la sentenza di primo grado del tribunale di Imola, di 209 milioni. C’è una differenza di quasi 30 milioni ed a quel punto padre e sorella di Emanuele chiedono spiegazioni all’avvocato Pierini che si giustifica dicendo che i soldi mancanti sono stati utilizzati in spese legali. A fine 2011 il processo finisce in Appello e la famiglia decide di contattare direttamente l’assicurazione per chiudere tutto. E lì arriva l’amara sorpresa. «Vi abbiamo già liquidato altri 190mila euro, la pratica è stata chiusa», si sentono rispondere. Padre e sorella cadono dalle nuvole e si sentono ancora peggio quando l’assicuratore gli mostra un documento con le loro firme. A quel punto i due capiscono di essere stati truffati e sporgono denuncia contro l’avvocato Pierini. E ieri, 17 anni dopo la morte del loro Emanuele, è arrivata la condanna del loro ex legale.