I residenti vicino parco Cervi di Rimini sono stanchi del degrado che si è formato nel parco. E sono pronti a esposti all’autorità giudiziaria.
“Qui abbiamo paura“: lo raccontano i residenti della zona a ridosso del parco Cervi a Rimini mentre raccolgono le firme per chiedere aiuto, per aver qualcuno che intervenga in quella zona verde oramai colonizzata da migranti, pusher e criminali.
Un circolo criminale che ora si aggiunge di una nuova e terrificante attività legata allo spaccio.
Sesso per droga
L’anno scorso un blitz della polizia ha bonificato l’area del parco, ma come racconto un residente a Il Resto del Carlino: “Da qualche mese è diventato ancora peggio. Gli spacciatori hanno ormai occupato tutto lo spazio che va dall’Arco d’Augusto fino all’altezza della chiesa di Santa Rita. Dalle finestre li vediamo bene mentre vanno a prendere la ‘roba’ in mezzo ai cespugli o sotto le pietre. Vediamo i ragazzini italiani arrivare a frotte dal centro e fare gli ‘acquisti’“.
Ma la situazione è peggiorata anche per una nuova pratica: “Fanno sesso alla luce del giorno – racconta una cittadina – l’altro pomeriggio sono scesa per portare a spasso il cane e c’era una giovane, secondo me non era nemmeno maggiorenne, era per metà sotto una coperta e faceva ‘qualcosa’ con uno dei ragazzi nordafricani del parco. ‘Per quello ti ho detto che voglio venti euro’, le ho sentito dire. Ho capito bene a cosa si riferiva“. E ancora: “Hanno l’età delle mie figlie, mi sembra incredibile che possa accadere“. “Non hanno nessuna remora – prosegue – lo fanno in mezzo alla gente“.
Il Giornale.it
«Viviamo nel terrore, io lì sotto non ci porto più neanche il mio cane». Il parco Cervi, uno dei polmoni verdi della capitale del turismo, fa paura. I riminesi, quelli nati sotto l’Arco d’Augusto, lo evitano. Di notte, ma ormai anche di giorno. L’area, a ridosso del centro, è di nuovo di dominio di una cinquantina di giovani e palestrati africani che lo hanno trasformato nel loro luogo di ‘lavoro’: è nel parco che spacciano indisturbati, cedendo gli stupefacenti con una semplice stretta di mano veloce. Sono organizzati, con tanto di vedette in bici e ‘pali’ che controllano ogni arrivo, pronti a dare l’allarme alla vista di una divisa o di qualcuno sospetto. È sempre nel parco, tra le mura medievali, che i giovani, tutti in tenuta ‘da combattimento’, con bermuda e cappellino, nascondono gli involucri contenenti le dosi di droga, pronte per essere cedute. Ma è anche nell’area verde che i giovani stranieri fanno sesso in cambio di droga con ragazzine in cerca di avventure proibite.
È la nuova ‘moda’ che sembra avanzare prepotentemente: alcune giovanissime si sarebbero prestate a fare sesso all’aperto con i pusher africani pur di avere una dose. Rapporti consumati sotto le coperte, alla luce del sole, per pochi euro, giusto il prezzo di una dose di maria, con gli abitanti della zona, impotenti di fronte a simili scene. «Noi abbiamo paura solo a passare, figurarsi a dire qualcosa», raccontano i residenti. Lo spaccio è ‘cosa loro’, dei giovani di colore. Da dove siano spuntati, nessuno lo sa. Gli africani hanno cacciato la concorrenza: niente più magrebini come 15 anni fa e neanche le badanti dell’Est che si ritrovavano con i loro uomini sulle panchine del parco a bere. Adesso il cuore verde di Rimini è territorio colonizzato da giovani di colore. Guai a ‘disturbarli’ o, semplicemente a guardarli da vicino: il messaggio, con le buone o le cattive, che mandano è uno solo: «Siamo noi i padroni, vattene».
Hanno in mano lo spaccio cittadino ed è a loro che si rivolgono molti adolescenti riminesi per trovare ‘fumo’, ma anche qualsiasi altro tipo di sostanza da sballo. Così raccontano i residenti che, esasperati da una situazione, sempre più invivibile, si stanno organizzando. Si sono affidati all’avvocato Piero Venturi e, tramite il legale, nei prossimi giorni, presenteranno in Procura un esposto: «Intendiamo perseguire ogni forma di protesta per ridare il parco ai riminesi. Chiediamo aiuto a tutti, al sindaco ed alle forze dell’ordine», dichiara l’avvocato.
Da qualche giorno la zona è ulteriormente controllata dagli agenti a cavallo e con altri poliziotti in borghese della sezione narcotici della Mobile e dalle unità cinofile per arginare lo spaccio. La Questura fa l’impossibile: gli arresti nelle ultime ore non sono mancati, ma dopo il processo per direttissima, i pusher erano di nuovo fuori, su piazza, al lavoro. E il parco Cervi, quello che sarebbe dovuto diventare luogo per i giochi dei bimbi, rimane off limits per famiglie e residenti: regna lo spaccio, gestito dagli africani. Il Reto del Carlino