Inclusione lavorativa come leva per l’autonomia, l’autorealizzazione e la piena cittadinanza. È attorno a questa visione che il Distretto di Rimini rilancia per il terzo anno il progetto “Work Coach”, riattivato in questi giorni con l’avvio dell’istruttoria pubblica per la co-progettazione con il terzo settore.
Dopo le positive esperienze degli anni passati, che hanno permesso l’ingresso nel mercato del lavoro a oltre 20 ragazzi con disabilità, ora l’iniziativa si consolida ed entra in una nuova fase operativa, grazie a un finanziamento di 30.000 euro all’anno dal Fondo Regionale per la Non Autosufficienza. Il progetto prevede una durata iniziale di 12 mesi, estendibile per altri 12, e coinvolgerà circa 15 giovani adulti con disabilità già in carico ai servizi sociali territoriali.
Il progetto si propone di promuovere l’occupazione come spazio di crescita personale e sociale, mettendo in rete enti pubblici, imprese, terzo settore e famiglie. Al centro dell’intervento c’è la figura del facilitatore – il “work coach” – un professionista incaricato di costruire un ponte concreto tra il mondo dei servizi sociali e quello delle aziende. Il suo compito sarà accompagnare i giovani in percorsi personalizzati verso il lavoro contrattualizzato, e allo stesso tempo sostenere le imprese nel predisporre contesti di accoglienza adeguati.
L’idea progettuale si è sviluppata a partire da esperienze già maturate in ambito turistico, dove alcuni imprenditori locali hanno assunto giovani con disabilità all’interno dei loro stabilimenti balneari. Questi primi inserimenti hanno rappresentato delle vere e proprie buone pratiche, dimostrando come il lavoro possa diventare uno strumento abilitante e di riconoscimento, e portando alla necessità di creare un sistema più strutturato e replicabile in altri settori del tessuto produttivo riminese.
Il progetto si articola su due binari paralleli: da un lato l’accompagnamento al lavoro per i ragazzi, che comprende analisi delle competenze, orientamento, scouting di opportunità coerenti e supporto durante l’inserimento; dall’altro un lavoro specifico con le aziende, volto a creare una cultura dell’accoglienza, mappare i contesti produttivi disponibili, definire mansioni e promuovere una rete informativa per diffondere la responsabilità sociale d’impresa.
“Il lavoro è un veicolo fondamentale di inclusione e autorealizzazione– dichiara l’assessore alla Protezione Sociale, Kristian Gianfreda –. Con Work Coach vogliamo creare percorsi che rendano ogni individuo protagonista della propria crescita e partecipe della vita della comunità. E’ infatti una figura imprescindibile, al centro del documento che è stato realizzato durante il percorso di incontro e confronto con la città ‘Gente di Rimini’ che ha portato alla stesura di un documento che fungerà da road map, ovvero da base di partenza, per stilare il nuovo piano di inclusione e di contrasto all’isolamento dell’amministrazione. Proprio qui c’è l’idea di protezione sociale che ci guida: proattiva, in cui nessuno resta spettatore ma ciascuno contribuisce alla coesione sociale”.
La metodologia del progetto punta a superare approcci assistenzialistici e a valorizzare le capacità e le motivazioni personali. Il coach, in quest’ottica, diventa un attivatore di cambiamento, capace di far emergere il potenziale dei ragazzi e costruire un contesto favorevole al loro sviluppo.