L’ACQUA GELIDA e tagliente. Come coltelli piantati nelle ossa. Un ragazzo che annaspa e urla, nel tentativo disperato di restare a galla. Le forze che vengono meno, mentre il corpo sprofonda. Questa la scena che martedì pomeriggio si sono trovati davanti quattro militari della Capitaneria di porto di Rimini, protagonisti, quasi per caso, di un eroico salvataggio. Uno di loro non ha esitato un attimo a tuffarsi nel canale per soccorrere un 23enne originario della provincia di Campobasso, ormai in avanzato stato di ipotermia, riuscendo con l’aiuto dei colleghi a riportarlo sulla banchina.
TUTTO ha inizio attorno alle 17.40. Il maresciallo luogotenente della Capitaneria, Giorgio Busceti, sta uscendo dal lavoro, in via Destra del porto, quando vede quel giovane cadere in acqua. Difficile dire se il suo sia un tentativo di suicidio o se si tratti di un fatto accidentale. Sta di fatto che il 23enne, al contatto con l’acqua gelida, inizia a dimenarsi e a invocare aiuto. «Salvatemi, vi prego» urla con tutto il fiato che ha in gola. Busceti interviene, gettandogli una grossa cima, alla quale il giovane si aggrappa. Il tutto avviene sotto gli occhi di un altro militare, Francesco Gallucci, anche lui fuori servizio, che in quel momento si trova su una motovedetta. È lui ad allertare immediatamente la centrale operativa. Dalla sede della Capitaneria si precipita Daniele Quarta, raggiunto poco dopo dal collega Walter Pagnini, capo di prima classe, il quale si trova a passare di lì in auto. Lasciata la vettura in mezzo alla strada, si fionda sulla banchina in supporto dei colleghi.
La situazione, in via Destra del porto, è disperata, complice anche la bassa marea che rende più difficoltosi i soccorsi. Il 23enne continua a sbracciarsi, ma ha ormai esaurito tutte le forze. Il mare gelido gli sta paralizzando i muscoli. I vestiti imbevuti d’acqua lo appesantiscono, trascinandolo verso il fondo. «Non ce la faccio, non ce la faccio» rantola, ormai allo stremo, mentre le mani lasciano la presa sulla fune. E’ allora che Pagnini prende una decisione. «Ho agito di istinto – racconta il militare –. Senza pensarci troppo». Si tuffa nel porto e, aggrappandosi alla catena del parabordo, afferra il ragazzo che sta annegando. Dopo un paio di minuti, che però sembrano un’eternità, gli uomini della Capitaneria riescono a ripescarlo, issandolo sano e salvo sulla banchina. «A quel punto – rivela Pagnini – ero io ad aver dato fondo a tutte le energie, ma per fortuna i colleghi mi hanno subito tirato fuori dall’acqua».
SUL POSTO arriva a sirene spiegate un’ambulanza di 118. Il 23enne, che si trova in stato di ipotermia, viene trasportato d’urgenza in pronto soccorso, non prima però di aver ringraziato i suoi quattro angeli custodi.
«È stato quasi un puro caso che ci trovassimo tutti lì in quel momento – spiega Francesco Gallucci –. Credo che il destino abbia voluto che quel giovane si salvasse. Era in preda al panico e continuava ad agitarsi: abbiamo agito il più in fretta possibile». «Il freddo in acqua era tremendo – racconta Walter Pagnini –. Ho cercato di mantenere la calma e di fare del mio meglio per tenere a galla il ragazzo».
Resto del Carlino