La Corte d’Appello ha dimezzato la pena per un 50enne pugliese, da anni residente a Rimini, riconosciuto colpevole di un furto in un negozio di tatuaggi ma assolto dal più grave addebito di tentato furto aggravato in concorso negli uffici del Comune di Rimini, in via Bidente.
L’uomo, arrestato in flagranza il 21 maggio 2018 insieme a un complice, era stato condannato in primo grado a 4 anni di reclusione. Nel negozio di tatuaggi aveva sottratto attrezzature per un valore di oltre 3mila euro – tra cui un macchinario professionale, quattro fotocamere e due computer. Per lui era scattata anche l’accusa di un precedente episodio, risalente al 16 maggio 2018, quando due persone erano penetrate negli uffici comunali forzando una finestra e rovistando tra i locali, fuggendo però a mani vuote.
Il coinvolgimento dell’imputato nel colpo al Comune era stato sostenuto sulla base della testimonianza di un passante, elemento che portò alla doppia imputazione e alla condanna pesante in primo grado.
Il suo difensore, avvocato Enrico Graziosi, ha però presentato ricorso in appello il 7 ottobre 2019. A distanza di sei anni, lo scorso 9 settembre 2025, la Corte ha accolto le tesi difensive, ritenendo non provata la partecipazione dell’uomo al tentato furto negli uffici comunali.
Il risultato è stato una sensibile riduzione della pena: 2 anni e 4 mesi di reclusione e 400 euro di multa, contro i 4 anni chiesti anche dal Procuratore generale, che aveva sollecitato la conferma della sentenza di primo grado.
Il 50enne resta dunque punito per il furto al negozio di tatuaggi, ma esce assolto dall’accusa legata al colpo al Comune. Una decisione che ha ribaltato parzialmente l’impianto accusatorio, ridisegnando il quadro giudiziario di una vicenda che si trascinava da oltre sei anni.