L’ASSOCIAZIONE albergatori era in buona fede. E’ in sostanza questa la motivazione con cui ieri mattina il giudice di Bologna ha respinto il il sequestro conservativo dei beni nei confronti dell’Aia, chiesto dal curatore fallimentare della società Riviera di Rimini Promotion, per la bellezza di 5 milioni e mezzo di euro.
LA curatela di Rdr, il commercialista Giancarlo Ferrucini, aveva infatti promosso due azioni per il sequestro conservativo. Una nei confronti degli amministratori di Aeradria e del collegio sindacale, e l’altra contro gli amministratori di RdR e il socio Aia di Rimini, fino appunto a 5 milioni e mezzo ciascuno. Una cifra pari al buco’ della società collegata ad Aeradria e composta da albergatori che si occupavano di co-marketing e dell’acquisto di biglietti per l’aeroporto. La ‘bomba’ era scoppiata nel luglio scorso, quando i vertici di RdR si erano visti consegnare la notifica di sequestro per il corrispettivo del passivo. Passivo che, secondo gli inquirenti, era stato causato dal fatto che i biglietti acquistati dal RdR a un certo valore, venivano poi rivenduti al 51 per cento, rimettendoci quel 49 per cento pari alla cifra per cui erano stati chiesti i sequestri. La logica del meccanismo, era quella di aumentare i turisti a ogni costo, cosa che di fatto era avvenuta. Era stato però messo in conto che quelle perdite le avrebbe coperte la ‘politica’, copertura che invece che non c’era stata. Le associazioni degli albergatori e i consorzi che erano soci di rdr avevano messo le mani avanti: saldare il ‘conto’ toccava a Aeradria. La tesi sostenuta era che la società fosse di fatto il ‘braccio’ di Aeradria e che era questa a prendere tutte le decisioni. Gli albergatori non erano insomma disposti a sobbarcarsi le perdite accumulate per avere lavorato per il Fellini.
UN MESE FA il giudice aveva deciso in merito al cda, accogliendo la richiesta di sequestro per i 5 milioni e mezzo, nei confronti degli amministratori, giudicandoli responsabili quantomeno dell’omesso controllo sui conti della società. Ieri invece, pur confermando il sequestro in questione, ha deciso di respingere quello nei confronti del socio Aia. Secondo il giudice bolognese, questo non ha partecipato all’amministrazione di Rdr e soprattutto ha agito in buona fede, credendo che l’operazione potesse finire bene. Cosa che però non è avvenuta. Di qui, l’esclusione di Aia dal sequestro, anche se si tratta ancora di un provvedimento di primo grado, ed è molto probabile che la curatela di Riviera di Rimini non si fermerà qui, decidendo di impugnare il provvedimento.
