Per decenni la ricerca scientifica ha utilizzato il corpo maschile come “modello neutro”, uno standard universale su cui calibrare cure e farmaci. Una prassi che, oggi lo sappiamo, ha generato diagnosi tardive e terapie meno efficaci per l’altra metà del cielo. Per colmare questo divario e promuovere una nuova consapevolezza, Rimini ospiterà sabato prossimo, 13 dicembre, il convegno “Che genere di medicina? Oltre i corpi, dentro la cura”.
L’iniziativa, promossa da Rompi il Silenzio e Coordinamento Donne Rimini, si terrà presso il Palazzo del Turismo (Palazzina Roma) in piazzale Fellini, dalle 9.30 alle 17.00. L’obiettivo dichiarato dagli organizzatori è chiaro: riflettere su come rendere la medicina più giusta, inclusiva e basata sulle reali differenze biologiche e sociali dei pazienti. “La maggior parte dei farmaci viene tuttora testata principalmente su campioni maschili, ignorando differenze fondamentali legate a ormoni, metabolismo e risposta immunitaria”, si legge nella nota di presentazione dell’evento.
Sotto la responsabilità scientifica della dottoressa Laura Viola, la giornata vedrà alternarsi esperti e professionisti per analizzare le ricadute concrete di questo approccio “gender-blind”. Dopo i saluti istituzionali di Chiara Bellini, Emma Petitti e Francesca Raggi, la mattinata affronterà temi cruciali come l’anatomia del pregiudizio, la salute delle donne come questione sociale e le differenze di genere in oncologia, con le testimonianze dell’associazione Crisalide.
Nel pomeriggio, il focus si sposterà su ambiti specifici spesso sottovalutati: dalla cardiologia, dove i sintomi femminili soffrono di una storica “invisibilità clinica”, all’adolescenza e salute riproduttiva. Ampio spazio sarà dedicato anche alla gestione delle emergenze e alla prima accoglienza delle donne vittime di violenza, tema caro all’associazione Rompi il Silenzio, per chiudere con un approfondimento sulla pediatria.
Il convegno, a ingresso libero e aperto a tutta la cittadinanza, si propone non come una rivendicazione di una “medicina per le donne”, ma come un momento di formazione per garantire a tutti il diritto alla migliore cura possibile. “Un’opportunità per promuovere consapevolezza, prevenzione e appropriatezza clinica, superando stereotipi e lacune che ancora oggi incidono sulla salute delle persone”, concludono gli organizzatori.













