Rimini. Scoppia la guerra dei saldi. Sfida di sconti tra web e negozi

Saldi-2016PRESI in mezzo dal ‘fuoco amico’ delle vendite online e dei temporary store (negozi ‘mordi e fuggi’ a scadenza) i commercianti tradizionali reagiscono a suon di sconti. Parte oggi – sino al 5 marzo – la stagione dei saldi anche a Rimini. L’Ufficio studi nazionale di Confcommercio calcola 346 euro di spesa a famiglia per abbigliamento, calzature e accessori (+3% sull’anno scorso). «Nonostante il dilagare, ormai esteso a tutto l’anno, di promozioni e svendite – osserva Gianni Indino, Confcommercio – i saldi restano un caposaldo per la clientela, e quindi per il nostro settore. Dai saldi arriva il 40 per cento del nostro fatturato». Stesso disco da Confesercenti: «Il saldo resta importante, è un rito ma porta fatturato – aggiunge Mirco Pari –. Anche se le nuove normative per il settore consentono svendite e promozioni in vari periodi dell’anno». Tante boutique, a Rimini, Riccione e in altre località, da settimane vendono a prezzi di saldo a una clientela ‘mirata’, in genere di aficionados. I saldi sono anche un tentativo di fronteggiare il dilagare delle vendite online. «E’ un fenomeno inarrestabile, in forte crescita – aggiunge Indino –. C’è chi va a provarsi un paio di scarpe o un pantalone in negozio, dice ‘ci penso’ e poi compra lo stesso sul web». «Il progresso non si ferma, è una battaglia persa in partenza – aggiunge –. Ma possiamo adeguarci. Da un lato ricordando che il negozio è lì, ci resta, è un luogo fisico dove si possono provare i capi, sostituirli in caso ci siano difetti o problemi di taglia. E’ il nostro punto di forza. Io consiglio anche di trattare sempre il prezzo col negoziante. E va ricordato che non tutti i venditori su internet sono seri, e non tutti riprendono la merce per sostituirla, necessità che si presenta non di rado». Sul web però i prezzi sono in genere molto più contenuti.
«Anche perché – sbotta Antonio Cuccolo, coordinatore di Zeinta de Borg, che riunisce oltre 200 commercianti cittadini – molti di questi colossi di internet che operano in Italia sono americani, hanno sede in altri Paesi europei e non pagano le tasse da noi, a differenza dei commercianti. Questa è concorrenza sleale: troppo comodo». Cuccolo annuncia una campagna «per dire ai cittadini ‘Pensaci prima di acquistare online, perché i colossi non pagano un euro di tasse in Italia’». «Abbiamo varato un portale – aggiunge Indino – che si chiama www.confcommerce, per mostrare la merce dei nostri associati via internet a casa loro, anche se l’acquisto va fatto poi in negozio. Non è decollato perché troppo complesso, lo stiamo riorganizzando». «Ci battiamo anche contro i temporary outlet e store – prosegue –: negozi mordi e fuggi che durano pochi mesi, smaltiscono stock e non portano vantaggi agli acquirenti». Battaglia intrapresa anche da Confesercenti: «Un tipo di commercio che impoverisce i territori, la legge va cambiata, oggi sotto i 2.500 metri quadri basta comunicare l’inizio attività», rincara Pari. Anche Zeinta de Borg ha un portale per gli associati. «Non per vendere online ma mostrare i prodotti invitando all’acquisto in negozio – spiega Arturo Pane, presidente dell’associazione –. E’ il nostro valore aggiunto: dall’acquisto all’assistenza post vendita». «Per vendere online serve un’organizzazione importante – afferma Max Guidi, di Living Sport (che a differenza di molti, partirà coi saldi giovedì 7, ndr). Intano serve un magazzino a parte, rifornito e soprattutto dedicato, e una persona che si occupi solo di quello. Comunque sarà il futuro del commercio, non c’è scampo. Noi qualcosa facciamo online, ma non si tratta di e-commerce vero e proprio».

Resto del Carlino