NESSUN aumento tariffario nel 2016 per i servizi educativi e scolastici. L’importo medio resta l’attuale, sui 200 euro mensili, con un ‘minimo’ di 50 euro. L’ok al congelamento è venuto ieri mattina dalla V commissione consiliare. Dove è anche stata confermata la cosiddetta ‘clausola qualitativa’. Ovvero, se il servizio è scadente (non raggiunge lo standard prefissato) alle famiglie va uno sconto del dieci per cento. Il tutto al vaglio del consiglio comunale, sino al formale (e scontato) ok in giunta. L’amministrazione comunale contribuisce al 50 per cento della retta. Ciò «perché consideriamo prioritario – spiega la vicesindaco e assessore alla Scuola Gloria Lisi – l’investimento su scuola ed educazione».
LA FREQUENZA ai servizi per l’infanzia comunali (Nidi d’infanzia, Scuole per l’infanzia) «comporta per tutti un beneficio come agevolazione economica sul costo complessivo, a carico del Comune di Rimini», continua Lisi. Il costo mensile per ogni bimbo si aggira sui mille euro: il Comune (la collettività) contribuisce per oltre la metà. «Questo con l’obiettivo di fare dell’educazione e della scolarità un investimento di cui a trarre i benefici è la comunità intera», aggiunge l’amministrazione. Ogni nuovo iscritto è tenuto, per la conferma dell’iscrizione, a produrre il calcolo dell’Isee e a comunicarlo al Comune. «E anche per questo – prosegue la vicesindaco – sono confermate le verifiche di congruità fiscale sulle dichiarazioni presentate per indirizzare le risorse della collettività dove e a chi veramente ne ha bisogno». Insomma, guerra ai ‘furbetti’. Riguardo agli ‘sconti per disservizi’, Palazzo Garampi ricorda che si prevede, in caso di un abbassamento rispetto al livello medio di qualità del servizio, «l’applicazione di una riduzione di rette pari al 10%, fino al momento del raggiungimento dello standard». Sono inseriti lavori o altre cause imputabili al Comune per un periodo di tempo prolungato.
«LA SCELTA forte dell’amministrazione – rivendica Lisi – è stata quella di mantenere fermo il costo per le tariffe dei servizi educativi e scolastici, in un contesto che vede i costi sostanzialmente immutati da almeno 5 anni».
Quanto al problema delle liste d’attesa, «negli ultimi anni è stato fortemente ridotto». Sia per maggiori posti disponibili nei nidi e nelle scuole d’infanzia, sia per gli effetti della crisi, con genitori disoccupati che tengono a casa i figli in età prescolare. Nei nidi (non pochi quelli privati che hanno chiuso) le liste d’attesa sono scese da 500 a meno di 100 bimbi. «Contiamo di portarle quasi a zero come l’anno scorso», dice l’assessore. Su 1.500 posti disponibili a Rimini invece nelle scuole d’infanzia, il 20% sono comunali, il 30% statali (in spazi anche messi a disposizione dal Comune), il 50% in scuole paritarie.
Resto del Carlino