A 9 ANNI arriva a scuola con video a luci rosse in un paio dei quali compare anche il papà come ‘protagonista’. Risultato, quest’ultimo finisce indagato per corruzione di minore e anche per maltrattamenti. Il pubblico ministero ha già disposto che al genitore in questione vengano sequestrati computer e cellulare, per cercare di capire se c’è dell’altro.
LO ‘SCANDALO’ scoppia in una scuola elementare cittadina, quando, qualche settimana fa, un alunno di 9 anni arriva in classe con la sua PlayStation Vita che aziona però durante l’intervallo, dopo avere chiamato a raccolta i compagni. Le immagini che scorrono sulla consolle portatile non sono cartoni animati, ma veri e propri atti sessuali e in alcuni casi parecchio espliciti. Nella maggior parte dei casi si tratta di sconosciuti, ma uno dei filmati riguarda direttamente il papà del bambino, e anche questo è decisamente spinto. Intorno al giovane alunno, neanche a dirlo, si forma un capannello di ragazzini che fanno a botte per vedere quelle immagini. Un trionfo per il proprietario della Play Station che si sente importante, non immaginando che sarà la causa di un pandemonio. La voce di quello che è successo corre infatti alla velocità della luce, e arriva subito alle orecchie della maestra. La quale, dopo un breve ‘sondaggio’ nella classe, va dritta dal ‘colpevole’ e gli sequestra la consolle. Non guarda, dirà poi, le immagini, già ampiamente descritte dai suoi alunni, ma la mossa successiva è quella di convocare il papà dell’alunno per chiedere spiegazioni.
QUESTO si presenta senza sospettare lontanamente quello che l’aspetta. Una volta reso edotto di tutto, incluso il fatto che suo figlio ha fatto vedere un filmato analogo a un compagno a casa sua, lui si difende sostenendo che sì quelle immagini erano nel suo computer, ma non sapeva certo che il figlio le aveva scaricate. E non sa nemmeno come possa avere fatto. Poi rivolto al bambino pronuncia la classica frase da genitore: «Non ti si può lasciare solo un minuto». Ma la scuola giudica la situazione meritevole di ‘approfondimenti’ e fa partire la segnalazione in Procura. Il magistrato apre un fascicolo seduta stante, iscrivendo il disinvolto papà nel registro degli indagati.
Resto del Carlino