Rimini. Sparatoria in Viale Vespucci. Armati aggrediscono un rappresentante di gioielli che reagisce sparando

carabinieri riminiSPARI e terrore a Marina centro. Dopo l’aggressione di martedì sera a una giovane donna sfregiata da un rapinatore, ieri mattina in viale Vespucci è andata di nuovo in scena la paura, quando due banditi hanno tentato il colpo ai danni di un rappresentante di gioielli. I primi hanno sparato con quella che si è rivelata essere poi una pistola a salve, ma la loro vittima ha estratto invece quella vera, anche se ha avuto il sangue freddo di non usarla. Questo, mentre le gente scappava spaventata rifugiandosi in bar e negozi.
‘SCENA 
del crimine’, l’esterno della gioielleria ‘Marchini’, già in passato vittima di rapine. Sono le 12,30, e il rappresentante di preziosi, un 40enne residente a Cesenatico, è appena uscito dal negozio, insieme a un amico, anche lui cesenate. Messa la valigetta con i gioielli dentro il portabagagli, salgono in macchina, pronti ad andarsene. Ma hanno appena chiuso gli sportelli che al finestrino del passeggero si materializza un’«ombra». L’amico del portavalori si gira e si ritrova una pistola puntata dall’altra parte del vetro. A impugnarla è un tizio sui 30-35 anni, il quale senza dire una parola gli fa cenno di passargli lo zainetto che l’uomo ha in mezzo alle gambe. Il rapinatore crede infatti che parte dei gioielli sia lì, senza immaginare che contiene solo documenti di poco conto. Nonostante sia sotto la minaccia di una pistola che ha tutta l’aria di essere vera, il cesenate agisce d’istinto e spalanca con violenza lo sportello dell’auto, colpendo il bandito. Nello stesso istante, il rappresentante di gioielli che stava al posto di guida, esce dalla macchina impugnando una pistola che ha estratto dalla cintola. Un secondo dopo si sente la detonazione: a sparare è stato il rapinatore. Il quale però alla vista dell’arma, questa decisamente vera, capisce che tutto è perduto e gira i tacchi alla velocità della luce, dandosela a gambe. I testimoni racconteranno poi ai carabinieri di averlo visto salire in sella a uno scooter, condotto da un complice.
TUTTO 
si è svolto in una manciata di secondi, mentre i passanti scappavano terrorizzati, cercando rifugio dentro gli esercizi commerciali, come i due svizzeri, padre e figlio che erano seduti ai tavolini del bar accanto e che si sono precipitati dentro come fulmini, maledicendo la loro vacanza in riviera. Di lì a cinque minuti e la zona risuonava delle sirene dei carabinieri che hanno piazzato posti di blocco ovunque, nella speranza di riuscire a intercettare lo scooter, ma senza successo. (…) Il Resto del Carlino