L’ACCUSA è quella di essersi intascati una grossa fetta del risarcimento pagato dall’Ausl agli eredi di un albanese morto dopo una rissa. Qualche giorno fa, il pubblico ministero, Davide Ercolani, ha chiesto il rinvio a giudizio per due avvocati riminesi, indagati per appropriazione indebita, infedele patrocinio e anche evasione fiscale, dal momento che la maggior parte dei soldi, 260mila euro, sarebbero stati presi in nero. Ai due professionisti, la procura aveva già sequestrato, per equivalente, un appartamento e conti correnti. LA MORTE dell’albanese era avvenuta nel maggio del 2004. Nel corso di una rissa tra connazionali, l’uomo era rimasto ferito da una coltellata e due giorni dopo era morto. La famiglia aveva però imputato quel decesso ai medici che a loro dire avevano commesso uno sbaglio. Cosi i familiari (compresi moglie e figli) si erano rivolti ai due legali in questione, intentando una causa civile. Questa si era conclusa nel 2010 con una transazione, in cui l’Ausl aveva versato 660mila euro agli eredi a titolo di risarcimento. Ma è da questo momento in poi che la vicenda si complica. Secondo la ricostruzione dell’accusa, la vedova, a cui spettava la parte più cospicua del risarcimento, scopre infatti solo per caso che la causa era stata chiusa con un sostanzioso assegno. A quel punto la donna, capito di essere stata in qualche modo raggirata, decide di denunciare il cognato che si è sempre occupato di tutto. Sulla vicenda indagano i carabinieri della Sezione di polizia giudiziaria della Procura che scoprono che il cognato ha esibito una falsa procura per riscuotere l’intera somma. Ed è lui che alla fine confessa e punta il dito sui due legali, raccontando di come gli avvocati avevano fatto transitare il bonifico dell’assicurazione su un conto aperto per l’occasione, come da prassi, per poi girarlo al’albanese. Il quale, qualche giorno dopo, era andato con loro in banca, aveva prelevato 260mila euro in contanti e li aveva dati a loro, in nero. Il tutto all’interno dell’istituto di credito. Di qui anche l’accusa di evasione fiscale nei confronti dei due avvocati, difesi da Tiziana Casali e Moreno Maresi, che avevano fatturato solo la parcella, pagata a parte, da 50mila euro. Il Resto del Carlino
