GLI ESPERTI non hanno dubbi: il tartufo uscito dalle viscere della terra è di quelli che lasciano a bocca aperta. E anche la quantità non dovrebbe più farsi desiderare. A Sant’Agata anche domani è tutto pronto per la verifica sul campo: la 31esima edizione della fiera nazionale del bianco pregiato è all’ultima prova. E pensare che le avvisaglie e la prima domenica di ottobre non promettevano nulla di buono. L’estate troppo calda non aveva certo favorito la nascita del preziosi tubero, ma le piogge autunnali hanno cambiato le carte in tavola. E non di poco. «Il tuber magnatum pico necessita di acqua in profondità e umidità – spiega l’esperto Marco Davide Cangini, tra i fondatori della Fiera – Magari non avremo enormi quantità e pezzature ma è più importante che le ‘palline’ siano sane e profumate». Anche perché non è necessario che la ‘trifola’ sia di grandi dimensioni per allietare la tavola. A volte la pezzatura è solo un sollucchero per gli occhi. «Grandi palline o pezzature piccole, non c’è differenza, le caratteristiche sono le stesse – assicura un’altra eminenza grigia del tartufo, Giancarlo Marini – Quelle più moderate hanno però il vantaggio di un prezzo più accessibile».
SE NUMERI della quantità di oro dei boschi cavato non se ne hanno, si conosce però bene il prezzo. Al borsino santagatese sua maestà il tartufo bianco pregiato si è presentato con prezzi robusti, tra i 2.000 e i 3.000 euro. Complici le maggiori quantità rintracciate negli ultimi giorni, ora il valore è compreso tra 1.500 e 1.800 euro. In alta Valmarecchia, la raccolta del pregiato tartufo è scattata solo il 1 ottobre e i cavatori si sono buttati a capofitto, accompagnati soprattutto dai cani dall’olfatto prezioso, e armati di vangelle (i tipici strumenti da ricerca). Secondo gli ultimi dati, il numero di cavatori regolarmente iscritti è di poco inferiore a 150, mentre sono poco meno di 500 i possessori del tesserino. Marini è prodigo di consigli per gli acquisti. «Prima di acquistare – lancia l’appello – toccate e annusate il tartufo. E non abbiate paura di prendere palline piccole, il sapore e le proprietà sono identiche a quelle grandi». La Fiera è una vetrina importantissima, con numeri di presenze da record, ma una volta chiuso il sipario tutto tace. Anche la tartuficultura sarebbe un ottimo integratore di reddito per gli agricoltori e con un territorio vocato al bianco pregiato.
Resto del Carlino