Rimini, stangata d’agosto sul carrello della spesa: inflazione al +2,4%

Rimini si conferma tra le piazze più care del Paese. I dati definitivi sull’inflazione relativi ad agosto 2025 parlano chiaro: un +2,4% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, con un balzo nettamente superiore rispetto alla media nazionale (+0,8%).

Se in alcuni comparti i prezzi hanno registrato variazioni contenute – come l’abitazione (-1,4%) – altre voci hanno subito aumenti difficili da assorbire per i consumatori. In particolare, il settore alimentare ha segnato un +5,3%, restando la principale fonte di preoccupazione per le famiglie riminesi. Aumenti significativi anche per la salute (+1,5%), l’istruzione (+4,3%) e i servizi ricettivi e di ristorazione (+6,3%).

Secondo Federconsumatori Rimini, questa fotografia descrive “una realtà di forte sofferenza”, con un impatto medio annuo che per le famiglie può toccare un aggravio stimato intorno ai 754 euro. L’associazione ricorda come dal 2019 il costo dei prodotti alimentari sia cresciuto di oltre il 30%, senza segnali di inversione di tendenza. Dopo l’exploit legato al caro energia, i prezzi non sono più tornati a calare in maniera significativa, mentre salari e pensioni sono rimasti invariati.

Di fronte a questo scenario, il rischio non riguarda solo il potere d’acquisto, ma anche le disuguaglianze. Federconsumatori segnala come sempre più famiglie siano costrette a ridurre la qualità della dieta, tagliando consumi di carne e pesce (-16,9%) e spostandosi verso offerte, sconti o perfino prodotti prossimi alla scadenza. La spesa nei discount è salita del 12%. Si tratta di un effetto sociale che va a sommarsi al “lavoro povero”, con il dato Caritas che rilevava, pochi mesi fa, il 23,5% dei lavoratori in condizioni di povertà.

L’associazione chiede urgenti contromisure: dal taglio dell’Iva sui beni di largo consumo, alla creazione di un fondo per contrastare la povertà energetica, fino a maggiori investimenti nella sanità e nell’istruzione. Sul fronte dei prezzi, è richiesta anche una sorveglianza più capillare attraverso comitati territoriali con la partecipazione diretta delle associazioni di categoria.

Una lista di richieste che mette in evidenza il divario sempre più grande tra la “narrazione” di crescita del Paese e la vita quotidiana delle famiglie, che ogni giorno devono fare i conti con scontrini che non smettono di crescere.