Se non fosse arrivata la chiamata, oggi Laura sarebbe probabilmente una stilista. Poi invece ha capito che la moda e una vita normale, come quella di tante sue amiche, le andavano strette: il suo posto era nel convento. Così domenica in Duomo Laura Pagliani è diventata a tutti gli effetti suor Laura, la più giovane delle clarisse del monastero di San Bernardino. Scegliendo la clausura a lustrini e paillettes. Abbracciando la fede e la preghiera dopo un percorso andato avanti per sei anni e mezzo. La storia di Laura, 31 anni, originaria di Formigine nel Modenese parte da lontano. Dal suo arrivo a Rimini, nel 2004. «Mi sono trasferita per studiare moda all’università. Frequentavo la parrocchia a Formigine, però avevo altri desideri per la mia vita».
Quando ha sentito la sua vocazione?
«Arrivata a Rimini ho conosciuto i ragazzi del gruppo riminese del Centro universitario diocesano. Insieme a loro sono andata alla Giornata mondiale della gioventù a Colonia nel 2005. Attraverso questa esperienza e altri segni ho cominciato a interrogarmi sul mio cammino di fede. Fino a quando un giorno, entrando nella chiesa di Formigine, ho capito che il Signore mi aspettava».
E’ entrata subito in convento?
«Poco dopo, nel 2010. Ho iniziato a fare il mio cammino nel monastero di San Bernardino, e non sono più uscita».
Non ha mai avuto tentennamenti o dubbi sulla vocazione?
«Ho avuto un cammino abbastanza lineare. Penso che in ognuno di noi in fondo sia già seminato quel che il Signore vuole per noi. Il mio percorso è stato costellato di varie tappe, ma è stato graduale».
Per una ragazza così giovane come lei non deve essere stato facile scegliere di entrare in convento?
«No, non è stato facile, ma se pian pian si lasciano cadere i muri, le rigidità, le fatiche, si riesce ad accogliere più facilmente la propria strada».
La sua famiglia come ha preso questa scelta?
«Hanno fatto fatica a capire all’inizio, ma non tanto la decisione di farmi di suora, quanto quella della vita di clausura. Per una madre in particolare, dover rinunciare a veder la propria figlia quando vuole non è facile. Ma sia i miei genitori che mia sorella, alla fine, hanno accettato con gioia la mia decisione».
Prima di entrare in monastero aveva mai frequentato qualche ragazzo?
«Sì, e anche quell’esperienza è stata un segno per me. Mi ha fatto capire che io ero destinata ad altro, al matrimonio pieno con il Signore».
Domenica in Duomo è stata festa grande per la sua professione perpetua celebrata dal vescovo Lambiasi. Come ha vissuto quei momenti?
«Con una grande gioia. Ringrazio Dio per tutto quello che mi ha dato e continua a darmi». Il Resto del Carlino
