Rimini. Superfarmaco contro l’epatite C, ottanta riminesi sotto terapia

Epatite-C-Sono ottanta i pazienti che, nell’ambito dell’Ausl riminese, possono curare l’epatite C con quella che è stata definita una vera e propria rivoluzione nella cura di una patologia che in moltissimi casi porta alla morte.

L’unico problema è che questo superfarmaco (il più delle volte una combinazione di principi attivi) ha ancora costi altissimi: un ciclo medio di terapia si aggira sui 40mila euro a paziente.

Nel bilancio di previsione dell’anno in corso elaborato dall’Ausl di Romagna, i fondi riservati a questi farmaci ammontano a 11 milioni e 500 mila euro: nel Riminese di questi soldi ne arriveranno più o meno un terzo.
Sono parecchi soldi.

Quanta gente si riesce a curare dottore?
«Se andiamo avanti così, a fine anno i soldi a bilancio li avremo già spesi tutti. In cura attualmente, tra il nostro reparto e quello delle Malattie infettive, ci sono ottanta persone e a fine anno contiamo di metterne sotto terapia altre venti», risponde Giorgio Ballardini, direttore dell’Unità operativa Medicina 2 dell’ospedale di Rimini e membro della commissione regionale per l’epatite C.

Quanti pazienti ci sono in attesa di questa nuova cura?
«Fare una stima è molto complesso se si pensa che i problemi di fegato potrebbero interessare dal 2 al tre per cento della popolazione riminese. Ma sono certamente decine».

E come fate a scegliere chi mettere sotto terapia?
«Al momento i nuovi farmaci sono destinati alle situazioni gravi: dalla quasi cirrosi alla cirrosi».

Quanto costa questa terapia?
«Circa 40mila euro per un ciclo medio completo».

E’ il prezzo giusto o è sovrastimato dai produttori?
«Credo che la spesa media dovrebbe aggirarsi sui 25mila euro. Speriamo in un abbattimento dei costi man mano che passano i mesi e che usciranno ulteriori nuovi farmaci».

E’ veramente un medicinale rivoluzionario?
«Sì. Ha un’altissima efficacia e pochissimi effetti collaterali».

Dottore, come si sente a dover fare una scelta tra chi curare e chi no?
«Il problema è davanti ai pazienti più giovani. Che comunque continuiamo a curare con le vecchie terapie a base di interferone. Quando ti chiedono perché loro non possono avere questi nuovi farmaci spieghiamo che sono destinati ai casi gravissimi e che la Regione ha comunque previsto delle deroghe».

Che età hanno i pazienti attualmente in cura con i nuovi farmaci?
«Hanno dai 45 ai 70 anni. In maggioranza sono uomini. In questo momento stanno arrivando a maturazione infezioni vecchie di anni e che si possono trasformare in tumori».

Monica Raschi, Il Resto del Carlino