DIECI ANNI di carcere. E’ la pena inflitta ieri mattina dal giudice a Mario Caggiano, 56 anni, foggiano, autista con un passato parecchio turbolento. Il pubblico ministero, Paolo Gengarelli, aveva chiesto per lui una condanna a 14 anni di carcere, ma il gup ha concesso all’uomo le attenuanti generiche. Una sentenza che l’accusa ha già anticipato che impugnerà.
L’ACCUSA nei confronti dell’uomo era di duplice tentato omicidio, perchè sembrano esserci pochi dubbi sul fatto che li volesse entrambi morti. I fatti risalgono al 5 novembre del 2014. Quella mattina, poco dopo le 10, era arrivato a Rimini da San Mauro Torinese, un piccolo comune piemontese, deciso a sorprendere la sua ex, Angela Labarbera, 54 anni, insieme al suo nuovo compagno, Domenico Di Carlo, 57, agente di Polizia in pensione. I due vivevano nel residence ‘Fortuna’, in via Manzoni, a pochi passi dal mare. «Dovete morire» l’avevano sentito urlare mentre brandiva un coltello a serramanico. Un attimo dopo aveva cominciato a colpire, in preda a una furia cieca. La prima a essere raggiunta dai fendenti era stata Angela, colpita al petto. Ma la donna aveva trovato la forza di scappare, e di rifugiarsi in un piccolo cantiere di un hotel in ristrutturazione, dove in quel momento stavano lavorando due muratori, supplicando loro di aiutarla. Mentre i due intervenivano, Caggiano si accaniva invece contro l’uomo che nella sua testa gli aveva portato via la moglie, colpendolo con il coltello all’altezza della gola.
L’EX poliziotto, seppur ferito, aveva cercato in tutti i modi di afferrare un badile che si trovava nel cantiere, cercando di allontanare quell’uomo impazzito dalla compagna. Ma Caggiano erano riuscito a colpirlo ancora al braccio e alla testa, sotto gli occhi terrorizzati degli operai che avevano già chiamato le forze dell’ordine. Di lì a pochi minuti, sul posto sono arrivati ambulanza e carabinieri, mentre l’accoltellatore folle si dava alla fuga. I due feriti erano stati trasportati in ospedale, la donna era stata subito sottoposta a un intervento chirurgico, ma le condizioni più gravi erano risultate essere quelle dell’uomo. Non c’erano dubbi sul fatto che Caggiano aveva colpito per uccidere.
CAGGIANO intanto era saltato sulla sua Fiat Punto ed era scappato, ma all’altezza di Forlì aveva chiamato al telefono la Polizia dicendo «Ho fatto una cavolata». Poi era arrivato fino a Lugo, si era fermato di nuovo e con la camicia ancora imbrattata di sangue era entrato in una tabaccheria. «Ho bisogno di aiuto», si era limitato a dire prima di allontanarsi. Si era fermato una terza volta all’altezza di un centro commerciale e di nuovo aveva chiamato la Polizia: «Ho fatto una sciocchezza», ma questa volta l’operatore era riuscito a tenerlo in linea fino all’arrivo dei colleghi che alla fine avevano infilato le manette ai polsi dell’uomo. «Mi sono pentito, ho sbagliato», continuava a ripetere. Caggiano era stato arrestato per duplice tentato omicidio, lo stesso reato per cui era finito nei guai anche nel 1983. Ieri, infine, la condanna a 10 anni.
Resto del Carlino