Rimini, tre cittadini moldavi arrestati: spacciandosi per comunitari e sfruttando incentivi grazie a documenti falsi hanno aperto una impresa edile

Un’impresa edile apparentemente regolare operava nel Riminese, ma dietro le apparenze si nascondeva un inganno ben congegnato. A scoprirlo sono stati gli agenti della Polizia di Frontiera di Rimini, che lunedì scorso hanno fermato tre uomini di nazionalità moldava – un 50enne, un 46enne e un 22enne – tutti legati da vincoli di parentela: padre, figlio e zio.

I tre viaggiavano a bordo di due auto diverse quando sono stati sottoposti a controllo. Ai poliziotti hanno esibito carte d’identità romene che, a un primo esame, sembravano autentiche. È stato solo grazie all’intervento di personale specializzato che è emersa la verità: i documenti erano contraffatti con un livello di sofisticazione tale da ingannare persino i sistemi elettronici di controllo.

Il trucco aveva uno scopo ben preciso: aggirare le leggi sull’immigrazione, spacciandosi per cittadini comunitari e ottenendo così accesso a diritti e benefici riservati a chi risiede regolarmente in Italia. In questo modo i tre avevano avviato un’attività nel settore dell’edilizia, beneficiando delle agevolazioni legate allo status fittizio di cittadini dell’Unione Europea.

Il caso è arrivato ieri, mercoledì 30 luglio, davanti al giudice monocratico del tribunale di Rimini. L’arresto è stato convalidato, ma per i tre uomini non si sono aperte le porte del carcere: sono stati rimessi in libertà con l’obbligo di presentarsi regolarmente alla polizia giudiziaria in attesa del processo.

Oggi, giovedì 31 luglio, le indagini proseguono per chiarire se l’attività edile fittizia abbia coinvolto altri soggetti o se vi siano stati episodi di favoreggiamento. Intanto il caso solleva nuovi interrogativi sui metodi sempre più avanzati con cui si eludono i controlli ai confini e si accede illegalmente al mercato del lavoro italiano.