PROSCIUTTI e salami, per non parlare di salsicce e di mortadella… Come le sigarette, anche la carne rossa (e in particolare quella lavorata, come gli insaccati) secondo l’Oms rientra tra le sostanze pericolose per la salute, e tra i fattori di rischio per il tumore. Per la famiglia riminese Zavaglia, che dal 1997 guida il salumificio Golfera e sulla carne ha costruito un impero da oltre 40 milioni di euro l’anno, è la notizia che «non avremmo mai voluto leggere. Anche se è già da anni ormai – spiega Stefano Zavaglia, amministratore delegato del gruppo – che il consumo di carne in Italia è in diminuzione».
L’allarme lanciato dall’Oms rischia di far tracollare gli affari?
«Quest’anno stavamo viaggiando con il 6% in più rispetto al 2014 (chiuso con un fatturato di 42 milioni). Da qui a fine anno probabilmente i numeri cambieranno».
In peggio…
«E’ inevitabile preoccuparsi. Ma, lo ripeto, le abitudini alimentari degli italiani sono cambiate già da anni. La vendita della mortadella, ad esempio, è letteralmente crollata. E non da oggi. Altri prodotti più grassi sono diventati sempre meno richiesti».
Come risponderà Golfera all’inevitabile calo di richiesta di carne rossa e lavorata?
«Come abbiamo sempre fatto in questi anni: puntando sulla qualità. Abbiamo ridotto la concentrazione di grassi nei nostri prodotti (vedi il Golfetta) e lanciato una linea preparata con carni di allevamenti esclusivamente biologici. E finora siamo stati sempre premiati dal pubblico: in 18 anni il nostro fatturato è costantemente cresciuto».
RESTO DEL CARLINO