Gnassi farà il bis senza passare dal via…, pardon dal ballottaggio. Sarà ancora lui il sindaco di Rimini. Un verdetto chiaro quello uscito ieri dalle urne, fin dalle prime sezioni scrutinate. Alle 2 e mezza di notte, nonostante mancassero ancora un’ottantina di seggi su 143, Andrea Gnassi viaggiava intorno al 56%, distante anni luce dai suoi diretti avversari. Marzio Pecci, il principale sfidante, candidato della Lega Nord e appoggiato da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Uniti si vince si attestava intorno al 25%, mentre l’ex grillino Luigi Camporesi, sostenuto da tre liste civiche, veleggiava intorno al 10%.
Sei dati definitivi di stamattina confermeranno queste percentuali, la maggioranza guidata da Gnassi si prenderà 19 dei 32 consiglieri comunali. Al Pd dovrebbero andare 11 o 12 consiglieri, alla lista Patto civico con Gnassi altri 5 o 6, e dovrebbe farcela anche Rimini attiva (la lista formata da esponenti del mondo del volontariato) a ottenere un consigliere. Sui banchi della minoranza invece dovrebbero essere 10 (in tutto) i consiglieri per Lega Nord, Forza Italia e Uniti si vince, e 3 per Camporesi. Rischia di non sedersi in consiglio comunale, dopo oltre vent’anni, il leader di Fratelli d’Italia Gioenzo Renzi. Nessun consigliere per le liste degli altri cinque candidati sindaci, l’ex assessore Sara Visintin, Mara Marani, Ada Di Campi, Mirco Ottaviani e Marina Mascioni.
La vittoria di Gnassi è stata trainata soprattutto da Patto civico, che dovrebbe aver conquistato stando ai primi risultati il 13%, contendendo così alla Lega Nord (che viaggia su percentuali simili) il ruolo di secondo partito a Rimini. «E’ stata una cavalcata esaltante, nemmeno noi ci aspettavamo un risultato simile», sorride il parlamentare di Ncd Sergio Pizzolante, artefice con Lino Gobbi e Riccardo Fabbri della lista. Che, in alcuni seggi, dal centro storico fino a Torre Pedrera e a Miramare, ha ha raggiunto addirittura tante preferenze quanto quelle del Pd. «E’ passato il nostro messaggio – continua Pizzolante – quello di aver dato vita a un partito formato dal ceto medio riminese, da imprenditori e professionisti che hanno scommesso sull’amministrazione Gnassi e deciso di collaborare con lui per portare avanti il cambiamento a Rimini». Tra l’altro, continua ancora il parlamentare, «i nostri progetti hanno avuto una visibilità altissima anche sul web: siamo stati ‘cliccati’ perfino più del Pd».
IL PD, dal canto suo, è andato meglio rispetto alle comunali del 2011. Allora i democratici avevano conquistato il 29,76%, stavolta la percentuale dovrebbe superare il 33%. «E’ un ottimo risultato per il nostro partito – commenta il segretario provinciale Pd (e candidato in consiglio) Juri Magrini – E poteva essere ancora più ampio se non fossero state annullate tante preferenze al nostro partito». Sì perché, spiega Magrini, «molti si sono sbagliati e hanno messo i nomi dei nostri candidati in consiglio nello spazio riservato a Patto civico. Mi risulta ci siano state tante schede contestate». Ma non è tempo per le polemiche, perché «Gnassi – sottolinea Magrini – è in regione l’unico candidato del Pd, tra i capoluoghi di provincia, che vince al primo turno, senza dover passare dal ballottaggio». Resta da chiedersi come sarebbe andata, se alle urne fosse stato presente il simbolo del Movimento 5 stelle. Il Resto del Carlino
